Blue Jasmine è l’ennesimo episodio della commedia alleniana, che ruota da sempre attorno ai problemi della coppia. Nel tempo la tecnica dell’autore newyorkese si è andata affinando, depurando, giungendo, dall’iniziale debito bergmaniano (ricordiamo “Interiors”, “September”, ecc.), ad un carattere proprio, saldo e ben riconoscibile. Qui siamo lontani dai colti (e non meno godibili) divertissement, quali “Midnight in Paris” o “Vicky Cristina Barcelona”, ma dentro l’altro filone, se così si può dire, della sua poetica.
La protagonista del film è una donna (Cate Blanchett) che si trova improvvisamente a passare da un ozioso status alto borghese ad un mondo proletario, dove ci si guadagna la vita con sacrificio e fatica. Sapienti flash-back ci raccontano la sua storia. Il marito, affarista di pochi scrupoli e scarso talento (un perfetto e imbolsito Alec Baldwin), nonché coniuge platealmente infedele, si è suicidato in carcere e lei, al momento priva di mezzi, cerca e trova ospitalità a casa della sorella. Qui mancano del tutto gli agi del passato e la donna deve procurarsi un lavoro e impegnarsi nella ricerca di nuove competenze professionali. Attorno a questo centro narrativo si snodano episodi di vita che Allen racconta col tocco che gli conosciamo, tratteggiando i personaggi con affettuoso biasimo e assolutoria ironia. Una girandola di caratteri e situazioni forse stereotipate, maschere di teatro appunto, ma che l’autore (aiutato da ottime prove attoriali), sa rinnovare con notevole abilità. Dunque tutte figure di commedia, salvo una: il figlio della coppia, autenticamente distrutto dalle disgrazie familiari, l’unico per il quale Allen sa trovare toni tragici, l’unico che non si sente di scritturare nel proprio circo.
Il film si chiude senza che la storia termini. La protagonista si ritrova su una panchina e, un po’ alla maniera di Forrest Gump, prova a raccontare la propria storia al mondo che, in questo caso, sembra non volerla ascoltare. Nessun “happy end” quindi, ma neppure nessuna “end”, la vita continua con chissà quali sviluppi, ricorre, in un eterno ritorno alle cose già viste e già fatte.