Il film che ha consacrato il regista-rivelazione del cinema europeo Nicolas Winding-Refn. “Bronson” è un bio-pic violentissimo, che alterna scene di estrema violenza con scene comiche, come ad esempio il protagonista che tira un pugno potentissimo a un infermiere di un ospizio (si, finisce anche in un ospizio), dopo di che si sente lui che ride in un teatro, questa è la dimostrazione di come Hardy funziona anche come attore teatrale, in parole povere Winding-Refn, al posto di far raccontare la storia da una cella di una prigione, quella cella la trasforma in un teatro con aneddoti al limite del grottesco . In questo prison-movie, la violenza è una dei protagonisti oltre all’immenso e muscoloso Tom Hardy (che in qualche scena sfoggia anche i suoi gioielli di famiglia). La storia di Michael Peterson (film tratto da una storia vera) alias Charlie Bronson, a detta del protagonista il suo alter-ego, è trattata con fascino, mentre lo si guarda potrebbe sembrare molto o a volte troppo violento, ma Refn usa la violenza come protagonista affiancandola a la montagna di muscoli che è Tom Hardy, stessa cosa gli è successa con Bane in Dark Knight Rises, insomma Hardy è un attore nato per fare ruoli violenti, pazzi e grotteschi. Comunque il film rimane un CULT di genere, clamorosamente mai uscito in sala qua in Italia, e se è uscito ha incassato poco e niente, doppiaggio italiano da voltastomaco, molto meglio in originale con la voce rauca e bellissima di Hardy.
© RIPRODUZIONE RISERVATABronson: la recensione di MasterOfMovies
