VOTO: 8/10
Il film segue le vicende di Charles Bronson “nome d’arte” di Michael Gordon Peterson, ossia il carcerato britannico più famoso e violento di sempre. Il segue in modo quasi documentaristico la vita del galeotto, facendoci vedere la sua evoluzione e la nascita della sua fama dietro le sbarre.
Film del 2008 diretto da Nicolas Winding Refn, Bronson vede uno splendido Tom Hardy nei panni de leggendario carcerato inglese.
In questo biopic il regista danese ha scelto di ripercorrere la vita del galeotto in maniera non cronologica, infatti spesso ci sono vari salti temporali.
Questo film è difficile da definire: in alcuni punti sembra un film comico, mentre invece in altri un thriller. C’è molta violenza e rabbia nel film, basti guardare le scene in cui Bronson, uscito di galera, si dà alla boxe a mani nude contro dei cani famelici, però c’è anche molto humor, come per esempio le scene in cui si lancia all’assalto delle guardie carcerarie completamente nudo e cosparso di strane creme per farlo essere più scivoloso e inafferrabile. In questi due aspetti si capisce la psicologia di Charles, un mattacchione violento, oppure uno psicopatico, decidete voi.
Altro punto fondamentale per capire il protagonista è quello di notare la sua voglia sfrenata di essere sotto i riflettori. Infatti Bronson ha passato circa trent’anni in isolamento data la sua ferocia, una ferocia però quasi carnevalesca, in cui cercava di dare spettacolo e far parlare di sé. Spesso infatti durate il film il protagonista si trova sotto un fascio di luce, ottima scelta registica che sottolinea proprio questo aspetto.
Per prepararsi meglio alla parte Tom Hardy si è recato dal vero Bronson, per conoscerlo e per capirlo meglio, ed infatti, oltre ad averne fornita un’ottima versione sul grande schermo, l’attore ha dovuto anche mettere su un sacco di massa muscolare per rassomigliarlo.
Come al solito Refn non sbaglia un colpo, e ci fornisce per l’ennesima volta un grande personaggio. Chi è Bronson? È un attore? È un folle? È un esibizionista? No. È tutti e tre insieme. Con fare giullaresco e spietato al contempo Charles Bronson si rivela essere forse il pazzo più profondo che ci sia, poiché possiede quella follia artistica e geniale che molti non comprendono. I suoi trucchi, i suoi gesti, le sue interpretazioni e manifestazioni, tutte frutto del suo estro artistico, intrappolato dietro alle sbarre di una prigione che lui definisce essere la sua “camera d’albergo”.
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