Captain America: Civil War: la recensione di aleotto83
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Captain America: Civil War: la recensione di aleotto83

Captain America: Civil War: la recensione di aleotto83

L’attesissima svolta drammatica nei rapporti tra gli Avengers cinematografici, ad un anno da “Age of Ultron”, mantiene la promessa di trasformare l’alleanza tra i supereroi in una lotta a suon di pugni e riflessioni che in due ore e mezza di azione ed intrattenimento targato Marvel fa dimenticare il polpettone “Batman v Superman” della concorrente DC Comics.

Questo cine-fumetto più maturo, che però non rinuncia al celebre umorismo dei predecessori, segna l’inizio della “fase 3” del Marvel Cinematic Universe che accompagnerà il pubblico fino all’epilogo in due parti di “Avengers: Infinity Wars” previsto per il 2020.

Il film, che è quasi più un “Avengers 2.5” che un terzo capitolo delle avventure di Captain America, deve le sue prime entusiastiche reazioni alla riuscita combinazione di una storia celebre tra i cultori dei fumetti, con al centro la complessità dei rapporti tra i personaggi, un cast stellare affollatissimo di nomi che singolarmente farebbero la fortuna di dieci pellicole, e scene spettacolari ricche di virtuosismi visivi, per la qualità dell’azione e di effetti speciali, che restano sempre al servizio della trama.

I fratelli Russo, già registi del precedente e riuscitissimo “Captain America: The Winter Soldier”, sono bravi a coordinare l’azione e la riflessione, districandosi tra personaggi familiari in costante evoluzione a cui il pubblico è affezionato ormai da anni, variando ancora il genere dal thriller spionistico all’intrigo politico, ed allo stesso tempo evitando di scadere nella seriosità che ha minato il già citato recente scontro cinematografico tra supereroi.

La ragione del diverbio tra il capitano Steve Rogers ed il coprotagonista Tony Stark/Iron Man, ancora una volta interpretati con estro da Chris Evans e Robert Downey Jr, ruota tutta intorno alle vittime accidentali ed ai danni collaterali causati dalle battaglie dei vendicatori nelle scorse puntate: quando le nazioni unite vogliono imporre una regolamentazione agli interventi della squadra, subordinando le loro azioni future al voto di un consiglio e a severe limitazioni, l’unità tra le varie anime del gruppo si spacca nettamente tra chi intende accettare, Stark e il colonnello Rhodes in primis, e chi invece sente minacciata la propria libertà di scelta e discernimento, come appunto il Capitano, Falcon e altri.
Oltre al potenziale ingabbiamento burocratico, che rischia di renderlo un fuorilegge per una qualsiasi missione non approvata, il buon Steve Rogers deve anche fare i conti con il dilemma se salvare, cercando di far riaffiorare il bene che è ancora in lui, il proprio amico fraterno di gioventù Bucky Barnes, divenuto il letale assassino conosciuto come Winter Soldier a causa del lavaggio del cervello operato dall’Hydra, oppure se lasciarlo condannare per i suoi crimini.
Dal canto suo Stark, che non si è mai del tutto ripreso dallo shock della battaglia di New York, sente su di sé il peso morale delle conseguenze delle proprie azioni, dalla distruzione di Sokovia all’ultimo incidente costato vite umane accaduto a Lagos.
Entrambi quindi, per motivi razionali o emotivi, hanno ragioni condivisibili e non è facile per il pubblico schierarsi nettamente per l’uno o per l’altro.
Captain America, che oltre ad essere un soldato è anche una brava persona cresciuta con i valori e la visione del mondo di un’altra epoca, dà importanza ad un tipo di lealtà incontrovertibile ed è, in fondo, un ottimista; Iron Man, invece, è il personaggio Marvel che forse, nell’arco delle sue apparizioni sul grande schermo fin dal suo colossale debutto del 2008, ha subito il più grande cambiamento interiore, passando da produttore di armi milionario a supereroe scapestrato, poi vittima di depressione post-traumatica ed infine adulto consapevole e responsabile.
Un altro indice di maturità narrativa, inoltre, è il fatto che in questo film non vi siano “villain” senza scrupoli che vogliano conquistare il mondo, ma anche i cattivi Crossbones e Zemo sono il prodotto dei danni collaterali causati dalle battaglie dei vendicatori nel passato.

Il fatto che la pellicola conti almeno dodici personaggi principali, tra vecchie glorie e nuovi acquisti, che interagiscono tra di loro con equilibrio, col giusto ruolo e peso nella trama, ognuno comparendo sullo schermo per un tempo ragionevole, ha qualcosa di miracoloso se dopo la visione del film ripensiamo a ciascuno senza rimpiangere che non si sia visto di più in scena.
Se la Vedova Nera interpretata da Scarlett Johansson sa infondere umanità alla vicenda e Ant-Man col volto di Paul Rudd diverte col suo approccio scherzoso, “Civil War” funziona benissimo anche come trampolino di lancio per futuri, carismatici protagonisti: una delle new entry più importanti è l’eroe di origine africana Black Panther che, a causa delle ragioni del suo coinvolgimento nella contesa, ha la capacità di imprimere un punto di vista più esterno e distaccato.

Ma la vera meraviglia annunciata è il nuovo, strepitoso Spider-Man interpretato dal diciannovenne Tom Holland, che in poche scene riesce a far dimenticare i suoi predecessori nei panni dell’uomo ragno: il personaggio viene introdotto in modo furbo nel corso del film, senza che debbano essere spiegate per l’ennesima volta le sue origini, risulta subito fresco, perché giovanissimo, simpatico, goffo e tenero nella giusta misura, più un fan chiacchierone e curioso degli altri supereroi che un apprendista vendicatore.
Anche lui, col suo entusiasmo e senso del dovere, contribuisce a far riflettere Tony Stark, suo principale interlocutore, e fargli aprire gli occhi sulla piega che stanno prendendo gli eventi.
Appare subito chiaro che sia Pantera Nera che lo Spider-bimbo saranno meritatamente protagonisti di avventure in proprio.

La lunga sequenza della battaglia tra le due fazioni di supereroi ambientata all’aeroporto di Lipsia è semplicemente una delle scene d’azione migliori e più spettacolari a livello visivo degli ultimi anni, di certo è il nuovo standard da superare.

Nonostante le nuvole nere che si addensano sui nostri eroi, l’umorismo scanzonato tipico di queste pellicole è comunque presente, anche se con meno siparietti tra i personaggi, tanto cari al regista dei due “Avengers” Joss Whedon; non mancano divertenti citazioni di film entrati nell’immaginario come “L’impero Colpisce Ancora” o addirittura “The Manchurian Candidate”.
Anche se personalmente ritengo che il campione imbattuto tra i film Marvel in termini di qualità rimanga “The Winter Soldier”, di certo “Civil War” è un ulteriore e spettacolare passo avanti per la marcia inarrestabile della casa delle idee, che sa mantenere ad ogni passo il proprio primato nella serialità vincente al cinema.

Per gli amanti del genere, il prossimo evento in programma è “X-Men: Apocalypse”, capitolo finale della trilogia delle origini, ancora una volta diretto da Bryan Singer ed arriva sui nostri schermi tra soltanto un paio di settimane!

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