La Fase 2 del Marvel Cinematic Universe si era conclusa con i toni scanzonati e divertenti di Ant-Man. Le porte della Fase 3 sono spalancate dai sottotesti drammatici di Captain America: Civil War, forse uno dei film più attesi di sempre dagli appassionati. Nonostante il titolo richiami la più celebre delle testate fumettistiche di Capitan America e la vicenda del film prenda le mosse quasi dalle stesse cause del contrasto tra Iron Man e Cap, lo scontro del terzo capitolo della avventure su schermo del primo Vendicatore ha, per ovvie ragioni pratiche, una portata differente. Civil War è prima di tutto una storia di amicizia. Storia di amicizia che è però venata da profonde sfumature drammatiche e che è anche storia di senso di colpa, di responsabilità, di perdono e di vendetta. Il senso di colpa di Tony Stark che deve fare i conti con le conseguenze di Ultron e di Sokovia, quello di Wanda Maximoff che ancora deve imparare a controllare i propri poteri. La responsabilità che Steve Rogers sente di avere nei confronti di coloro che credono in ciò che gli Avengers fanno, nonostante gli esiti non siano sempre felici, ma anche e soprattutto nei confronti dell’ultima persona che lo tiene legato al suo passato, Bucky. La vendetta che acceca T’Challa/Black Panther e il subdolo villain Helmut Zemo. Civil War non è solo un film di scazzottate e battutine (queste ultime ben dosate e inserite nei momenti adatti), ma nasconde in esso molto più di quanto ci si possa aspettare. Civil War è un iceberg che nasconde risvolti piuttosto drammatici. A una lettura più approfondita, il film rivela una crepa nell’universo Avengers: gli accordi di Sokovia e gli eventi di Berlino al centro di questo terzo capitolo segnano un punto di non ritorno per gli Avengers così come li conosciamo. Ora più che mai il gruppo di supereroi deve affrontare le conseguenze delle proprie azioni e ora più che mai si ritrova a fronteggiare un contrasto di ideali che li conduce alla divisione e a combattere su fronti opposti, i confini dei quali sono tutt’altro che ben definiti. Nemmeno per lo spettatore è facile scegliere se schierarsi dalla parte di Stark, che pur essendo sempre avventato ed egoista, si sente ferito e in colpa, o di Steve che lotta sempre per un’ideale più alto e che è pronto a rinunciare a tutto quello che è stato creato e a ciò che egli rappresenta per la salvezza dell’amico Bucky, che ancora non ha ritrovato veramente sé stesso dopo essere stato trasformato nel Soldato d’Inverno. Steve, simbolo e bandiera, getta il suo scudo per restare accanto all’amico di sempre e questo abbandonare lo scudo non implica la vergogna del mondo degli eroi greci, ma sottolinea invece la profonda fedeltà di Rogers nei confronti di ciò che in cui crede. Se continuare a guidare gli Avengers a fianco di Stark significa tradire le proprie convinzioni e soprattutto l’amico di una vita, Rogers preferisce abbandonare il suo ruolo. Tuttavia, nessuno dei due eroi è privo di colpe e a farne le spese è il gruppo tutto. Gruppo che si allarga e si sviluppa nelle dinamiche e nei rapporti preparando il terreno alla probabile conclusione di un ciclo. I nuovi supereroi (Black Panther, Visione, Scarlet Witch e Spiderman su tutti) si ritagliano uno spazio che si avvia verso un probabile cambio della guardia al termine di questa terza fase della Casa delle Idee. Cap e Iron Man sono stanchi, resta da vedere se andranno in pensione cedendo il testimone. Testimone che verrà raccolto sicuramente da Spiderman che non poteva avere migliore presentazione: la faccia fresca e pulita di Tom Holland dà vita a un “bimbo-ragno” simpaticissimo e irresistibile, più fanboy che Vendicatore, davvero convincente. Civil War non ha deluso le aspettative e anzi le ha addirittura superate. I fratelli Russo, già al timone del convincente Captain America: The Winter Soldier, coniugano ancora una volta in perfetto equilibrio il conflitto emotivo dei personaggi e la spettacolarità dell’azione scenica. Civil War regala alcune tra le sequenze e gli scontri fisici più impressionanti dell’intero MCU che lasciano davvero a bocca aperta, ma allo stesso tempo delinea ancor più in profondità i personaggi, che a ogni film acquisiscono caratteristiche e problematiche che li rendono sempre più umani. La sensazione è che ci sia tanta carne al fuoco, ma ogni cosa è sempre ben assemblata e funzionale alla storia e le due ore e mezza del film volano. La Marvel ha alzato di una tacca ancora l’asticella della qualità dei suoi prodotti e la trama fittissima che si sta venendo a creare è un vero e proprio mondo, che in un certo senso non è mai stato così vicino alla realtà come adesso.
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