Due bambini fanno a botte al parco: uno ha un bastone in mano e fa saltare due incisivi al secondo. Sui titoli di testa scorre l’antefatto di Carnage, il dramma da camera di Roman Polanski che ha tratto da un breve testo teatrale di Yasmina Reza, accolto tra gli applausi al festival di Venezia.
Quel che va in scena negli 80 minuti scarsi di Carnage, è il progressivo sbriciolarsi delle formalità e delle maschere sociali, corrose apparentemente da fattori esterni (Mr.Cowan/Christoph Waltz risponde al telefono di continuo spezzando la conversazione, Mrs.Cowan/Kate Winslet è colpita da conati di vomito, tutti e quattro alzano un po’ troppo il gomito), ma in realtà da un dato di fondo più solido: nessuno crede veramente alla recita riconciliatoria.
«Vuole sapere in cosa credo io Penelope? Credo nel dio della carneficina, l’unico che comanda da sempre. Lei dovrebbe sapere meglio di tutti che la prima forma di diritto è la forza bruta», dice Mr. Cowan, il più cinico dei quattro, ma anche il più lucido e tranquillo (e quindi quello con cui è più facile empatizzare).
In questo campo di battaglia, fatto di tre stanze (salotto, bagno e cucina) e un corridoio condominiale da cui non si riesce “bunuealianamente” ad evadere, gli eserciti e le alleanze mutano di continuo. Sono prima eserciti sociali (le due coppie sposate, con il loro bagaglio di convinzioni politiche condivise); poi eserciti antropologici (i due uomini finiscono presto per sostenersi a vicenda, mentre le donne si limitano a “vomitare” la loro frustrazione”); infine eserciti ideologici, e qui il divario diventa anche numerico, perché l’unica vera progressista, anche a costo di una nevrastenia cronica, è Mrs. Longstreet (Jodie Foster).
Alla fine, non resta niente: le alleanze, tutte le alleanze, esplodono, e con esse tutto ciò su cui si basa la comune idea di società occidentale. Mentre i bambini, giù al parco, hanno già fatto pace da un pezzo.
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Mi piace: la regia di Polanski, che moltiplica i punti e i movimenti della macchina da presa per dare una dimensione cinematografica a un testo teatrale
Non mi piace: gli eccessi interpretativi delle due protagoniste femminili quando i personaggi iniziano ad essere alticci
Consigliato a chi: ideale per chi cerca una satira feroce della famiglia borghese
Voto: 4/5
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