Caro Evan Hansen: la recensione di Mauro Lanari
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Caro Evan Hansen: la recensione di Mauro Lanari

Caro Evan Hansen: la recensione di Mauro Lanari

Osceno alla pari della sua velleitarietà. A che serv’un musical quando la musica è stata rimpiazzata da power hits fra loro identiche, scarti persino dei family movies disneyani? A che serv’esporr’il poster dei Radiohead quand’anch’essi hanno rimpiazzato, nel passaggio del millennio, le chitarre coi synth e la band con le carriere soliste? A che serv’elencare qualunque forma di diversità cara ai SJW? Perché un miscasting così orribile? Julianne Moore ha 60 anni, l’età per ruoli da nonna, non da madre, Amy Adams è in sovrappeso di almeno 10 chili, Kaitlyn Dever è improponibile come ragazz’affascinante, Ben Platt e la sua fragilità sono d’un’antipatia unica. Il disagio adolescenziale è stato straordinariamente descritto da Van Sant nella “Trilogia della morte”, molto prima di Chazelle ch’è sopravvalutatissimo quanto Chbosky.

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