“C’è ancora posto per un cinema di denuncia che però, in sintonia col prevalente clima di pessimismo, s’è trasformato ripiegando s’un registro più minimalista. Ovvero, nella lotta contr’un qualsivoglia Golia politico/finanziario, la vittoria del David di turno non è definitiva e sa d’amaro” (Sandra Levantesi, “La Stampa”). Anche “Cattive acque” ha illustri precedenti, i meno noti: da “A Civil Action” (Zaillian, 1998) a “Puncture” (Kassen brothers, 2011), da “Michael Clayton” (Gilroy, 2006) a “Kill the Messenger” (Cuesta, 2014) e “Shock and Awe” (Reiner, 2017), tant’è che, dopo aver affrancato Evans, Renner e Ruffalo dai panni del supereroismo marvelliano, il filone è già diventat’una serie TV, appunto “Goliath”, tre stagioni delle quali bastava l’eccellente sequenza sui titoli d’apertura della prima, e persino la versione tedesca del film dei Kassen ha il titolo di “Puncture – David gegen Goliath”. Almeno cambiare riferimento a un Pirr’o a un Don Chisciotte, troppo sforzo?
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