Adattare per il grande schermo una pièce teatrale di grande successo è sempre una sfida, perché non è semplice ricreare l’atmosfera che regna sul palcoscenico e ricostruire lo scambio di battute tra i personaggi. Sono riusciti perfettamente nell’intento Alexandre De La Patellière e Matthieu Delaporte, che hanno portato al cinema il loro testo teatrale Le prènom, dando vita a una commedia esilarante, piena di colpi di scena, caratterizzata da dialoghi taglienti e ironici, dove sono le risate a farla da padrone.
Il film racconta di una serata tra amici e parenti, che procede tranquillamente fino a quando si tocca un argomento particolare: la scelta del nome del figlio in arrivo di una delle coppie presenti. Vincent è agente immobiliare quarantenne ed è stato invitato alla cena organizzata dalla sorella Elizabeth (insegnante frustrata) e dal cognato Pierre (docente universitario colto e altezzoso), a cui partecipa anche l’orchestrale Claude (concertista placido e bonario, ma dalla vita misteriosa). L’uomo sta per avere un bambino dalla compagna Anne e i presenti sono tutti curiosi di sapere quale sarà il nome che la coppia ha deciso di dare al nascituro. Ma è proprio quando Vincent comunica agli amici la decisione che la cena si trasforma in un campo di battaglia innescando tra i partecipanti tensioni fino a quel momento inesplose e portando allo scoperto ostilità per lungo tempo tenute nascoste o rimosse.
L’intento della commedia è quello di partire da una semplice domanda per arrivare a sottolineare le differenze politiche e sociali dei protagonisti, le credenze popolari, ma soprattutto come i rapporti tra amici e parenti siano spesso accompagnati da menzogne, invidie e cattiverie gratuite. Ma se il tema può sembrare impegnativo, i due autori sono riusciti a rendere dinamico, quasi travolgente il loro testo teatrale, trasportando sul set il palcoscenico (il tutto si svolge in una sala da pranzo di un appartamento parigino, rendendo così l’azione limitata a uno spazio ristretto) e servendosi proprio della compagnia teatrale originaria per metterlo in scena, con l’unica eccezione di Charles Berling nel ruolo di Pierre. Ed è proprio la conversazione tra i protagonisti la punta di diamante del film: la definizione delle diverse personalità è perfettamente riuscita e i loro botta e risposta, caratterizzati da gag e situazioni comiche ridicole, sono accompagnati da un montaggio frenetico, che riesce a mantenere lo spettatore attento e interessato. Inevitabile il paragone con Carnage, il film di Roman Polanski, anch’esso adattamento di un’opera teatrale di successo: se l’ambientazione è molto simile (un appartamento, in particolare una sala da pranzo dove si svolge quasi per intero tutta la vicenda del film), così come le dinamiche narrative che caratterizzano le due pellicole (un fattore scatenante che stravolge una situazione di normalità apparente), in Carnage l’incontro avveniva tra sconosciuti, mentre in Cena tra amici i protagonisti si conoscono da una vita, alcuni di loro sono addirittura parenti e il passato che torna alla ribalta, le cose non dette che vengono svelate, rischiano di rovinare per sempre i loro rapporti.
Il titolo italiano della commedia non rende però giustizia al film, perché non è tanto la cena il perno attorno a cui ruota la storia, ma il nome (le prènom), che caratterizza anche i divertenti titoli di testa, dove i cognomi di tutti coloro che hanno collaborato al film sono spariti, lasciando spazio solamente ai nomi propri. Così come accade nella scena d’apertura, dove le strade che un fattorino percorre per recapitare la pizza a casa di Pierre, vengono descritte puntando l’attenzione proprio sui nomi delle vie.
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Mi piace
Lo scambio continuo di battute tra i protagonisti, divertenti, mai volgari, dalla risata contagiosa
Non mi piace
I momenti in cui la commedia si sofferma troppo sulle diverse idee politiche dei protagonisti
Consigliato a chi
È in cerca di una commedia divertente, non banale, che fa anche riflettere sui rapporti interpersonali tra amici e parenti
Voto 4/5