C'era una volta a New York: la recensione di Giorgio Viaro
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C’era una volta a New York: la recensione di Giorgio Viaro

C’era una volta a New York: la recensione di Giorgio Viaro

C’era una volta a New York è un melodramma ambientato nella New York del 1921, che racconta l’arrivo a Ellis Island delle sorelle Ewa (Marion Cotillard) e Magda Cybulski, polacche in fuga dall’Europa impoverita dalla Grande Guerra. A entrambe però viene rifiutato il visto: Magda perché malata di tubercolosi, ed Ewa perché accusata di essersi prostituita sulla nave con cui è arrivata. In suo soccorso, prima del rimpatrio, interviene Bruno (Joaquin Phoenix), anch’esso immigrato di prima generazione, che a Manhattan fa l’impresario teatrale come copertura a un giro di prostituzione. Ewa – che per recuperare la sorella, internata a Ellis Island, ha bisogno di soldi – prima si ribella, poi cede. Ma la sua coscienza, devota cattolica, non le dà tregua. Fino a che non conosce Orlando (Jeremy Renner), illusionista e cugino di Bruno, che si offre di portarla via con sé…

Diretto da James Gray (The Yards, Two Lovers), regista specializzato (ed eccellente) di storie newyorkesi, il film stuzzica una cinefilia senza tempo, con la sua New York ricostruita in studio, la classicità quasi da operetta del dramma, e l’incredibile lavoro sulle luci – tutte colori caldi e ombre invadenti, pronte a inghiottire i protagonisti – del direttore della fotografia mito Darius Khondji (Seven, Amour). Phoenix, attore feticcio di Gray, ha a disposizione uno dei ruoli più belli della sua carriera, quello di un arraffone disperato, in lotta con tutto: la coscienza, il proprio sangue e i propri sentimenti. Mentre la Cotillard, che ha pose e inquadrature in quantità da Madonna caravaggesca, è più iconica che viva, ma usa a meraviglia la propria bellezza diafana, supplicante.

Si resta quindi, per gran parte delle due ore di proiezione, impietriti e coinvolti, trasportati in luoghi astratti ma precisi, che solo il teatro e il cinema conoscono. E dove, in perfetto equilibrio, si incontrano.

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Mi piace
Il tono classico del film, l’ottimo cast e un uso delle luci meraviglioso e coinvolgente.

Non mi piace
La classicità di James Gray richiama un cinema d’altri tempi che non tutti potrebbero apprezzare.

Consigliato a chi
Cerca una storia ben girata e raccontata, un melo all’antica, con grandi protagonisti.

Voto: 4/5

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