Vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo. Lo si dice sempre, non lo si fa mai. Almeno nella vita. Perché al cinema c’è chi ha voluto metterci alla prova.
Un asteroide colpirà la Terra nel giro di tre settimane e non c’è alcuna speranza di sopravvivere: come trascorrere gli ultimi giorni? La sceneggiatrice Lorene Scafaria – alla sua prima prova da regista – lo chiede ai due protagonisti, Dodge (Steve Carell) e Penny (Keira Knightley), ma la domanda arriva forte e chiara anche al pubblico.
Non lasciatevi ingannare dalla fine del mondo del titolo. È vero, si parla di collisioni e apocalisse, ma questo film è tutt’altro che un Armageddon (et similia). Non c’è nessuna corsa contro il tempo, nessuna missione spaziale e nemmeno Bruce Willis e Ben Affleck pronti a salvarci. L’idea della catastrofe che annienterà la Terra diventa solo il pretesto per fotografare le reazioni di un’umanità che ha i giorni contati.
Lo sguardo è dunque ancorato alla realtà e l’inquadratura triplice: Dodge continua a vivere la vita apatica di sempre, a maggior ragione dopo l’abbandono della moglie; Penny, invece, cerca di risolvere i problemi con il fidanzato. E poi ci sono gli altri (amici, colleghi o perfetti sconosciuti), che si abbandonano al divertimento e alla follia con feste a base di alcol e droga o provano a ribellarsi al destino attraverso sommosse che devastano la città ma non portano ad alcuna risposta, né salvezza. È questo lo scatto più debole e sfocato del film, quello in cui la paura della morte degenera in comportamenti eccessivi e surreali, sui quali la regista calca ulteriormente la mano, attraverso le caratterizzazioni dei personaggi e l’“involgarimento” della sceneggiatura. Intendiamoci, certe sequenze strappano la risata ma la sensazione è che alcune “derive” avrebbero potuto essere risparmiate o sviluppate diversamente.
Uno scatto che comunque si esaurisce piuttosto velocemente, lasciando che l’obiettivo si fissi sul legame che nasce tra Dodge e Penny, quando – quasi per caso – intraprendono un ultimo viaggio insieme. È nel loro (im)prevedibile avvicinamento che emergono le questioni esistenziali che da sempre pesano sulla vita dell’uomo. Ma che in questo caso necessitano di una risposta urgente, perché il tempo per pensarci non c’è più.
Riflessioni sul senso dell’esistenza, sul valore delle relazioni e dei legami famigliari, sulla solitudine e i rimpianti si alternano alle risate e alle lacrime (loro e del pubblico), e mentre il viaggio prosegue i percorsi personali dei due improbabili compagni d’avventura si fanno più veloci e le loro prospettive si illuminano.
Eccetto qualche sbavatura retorica, il film concede parecchie rivelazioni e l’evoluzione dei personaggi si compie in modo meno scontato di quanto si possa pensare. Merito anche di due bravi attori, capaci di trovare la giusta alchimia e caratterizzare il proprio alter ego cinematografico in modo divertente e convincente (chi ha visto Crazy, Stupid, Love non faticherà a riconoscere qualche similitudine tra Dodge e Cal, il personaggio che Steve Carell interpretava nella commedia di Ficarra e Requa).
Leggi la trama e guarda il trailer del film
Mi piace
L’originalità della storia, dai risvolti talvolta spiazzanti. Il perfetto equilibrio tra drama e comedy. Le domande e gli spunti di riflessione che il film pone.
Non mi piace
Alcune derive surreali
Consigliato a chi
È curioso di tornare sul tema dell’apocalisse e della fine del mondo affrontato da una nuova prospettiva. E a chi cerca una dramedy piacevole e leggera da seguire ma non priva di contenuti.
Voto
4/5