Cesare deve morire: la recensione di Camilla Di Spirito
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Cesare deve morire: la recensione di Camilla Di Spirito

Cesare deve morire: la recensione di Camilla Di Spirito

L’arte come evasione dal carcere dell’esistenza. E’ questo il messaggio che giunge inequivocabile dalla visione del film dei fratelli Taviani. Attraverso la messinscena del “Giulio Cesare” di Shakespeare ad opera di un gruppo di detenuti del carcere di Rebibbia, i due registi riflettono sul potere del teatro e della letteratura e sull’interazione tra realtà e finzione, attore e personaggio, che si crea sulla scena. Orso d’oro all’ultimo Festival di Berlino, “Cesare deve morire”, coraggiosamente girato in gran parte in bianco e nero, offre una rivisitazione dialettale della tragedia del drammaturgo inglese, conferendo ulteriore profondità e spessore al testo e una nuova e originale vitalità ai dialoghi, che si trasformano quasi in testimonianze di vita vera. Tra le immagini più suggestive per descrivere il dramma di una realtà spesso trascurata, quella carceraria, spicca una panoramica esterna della prigione, accompagnata dall’accavallarsi in sottofondo dei pensieri notturni dei detenuti-attori, che pian piano si confondono in un unico indistinto brusio. Fra le opprimenti pareti delle loro celle, i reclusi meditano sui propri errori, pensano ai propri cari, ripassano le battute, servendosi del teatro come mezzo per conoscere se stessi e occupare l’infinito tempo a loro disposizione. I volti segnati, gli sguardi espressivi dei protagonisti e l’evidente e inevitabile scarnificazione scenica trasudano verità e, in un racconto a metà strada tra lo stile documentaristico e il genere drammatico, coinvolgono lo spettatore in un vortice di emozione e pathos difficilmente cancellabile. E’ davvero un peccato che questo genere di film venga considerato di nicchia e trovi poco spazio nelle sale e scarsa promozione a livello mediatico, opere come questa dimostrano quanto sia variegata la realtà cinematografica italiana e quanto sia superficiale credere che l’unica strada percorribile nel nostro Paese sia rappresentata dalla commedia.

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