Mai sottovalutare l’importanza di una ciliegina su una fetta di torta, soprattutto se siete uomini. È da questa disattenzione (il “furto” della ciliegina da parte del compagno della protagonista) che prende vita il debutto alla regia di Laura Morante, anche autrice e interprete del film. Una prova positiva, pur con qualche imperfezione a livello di scrittura e ritmo, specie nella seconda parte.
L’incipit è, invece, frizzante: Parigi sullo sfondo, le musiche brillanti e vagamente alleniane di Nicola Piovani, in primo piano Amanda (Morante), una donna che ha sempre avuto rapporti complicati con gli uomini, inaffidabili e insensibili ai suoi occhi. Androfobia, paura del sesso maschile: è questa la diagnosi emessa dal marito analista della sua migliore amica Florence. Un disturbo la cui cura viene affidata ad Antoine, uomo tenebroso alle prese con il fallimento del proprio matrimonio, che Amanda incontra a una festa di Capodanno e che, per un fraintendimento, crede gay. L’equivoco viene assecondato da Florence, convinta dal marito che l’inganno sia il modo migliore per spingere Amanda a liberarsi delle proprie paure e abbandonarsi all’amore.
Ciliegine (co-produzione franco-italiana) è allora una commedia degli equivoci dal sapore francese, che si serve dei cliché delle classiche rom-com in modo volutamente derisorio. Non manca nulla: dalle passeggiate nei parchi alle cene romantiche, dalle notti stellate alle tende bianche svolazzanti di case in riva al mare. Il gioco parodistico, in realtà, non sempre funziona e rispetto alla commedia di Woody Allen, cui la Morante chiaramente si ispira, manca la feroce ironia e la “spensieratezza” registica. Per stare dietro alla “menzogna psicanalitica” (che si rifà a un saggio di Sigmund Freud) la scrittura arranca e improvvise (e inutili) sfumature drammatiche fanno perdere al film il proprio equilibrio e il proprio ritmo, inciampando anche in soluzioni visive troppo leziose.
La Morante nel dare volto ad Amanda – modellata sulla Lucy dei Peanuts – gioca in modo autoironico con tutti quei ruoli di donna isterica che il cinema italiano dell’ultimo decennio le ha più volte affidato. Convincenti anche gli altri protagonisti, merito di una buona descrizione delle psicologie che permette a ciascuno di essere messo a fuoco: l’amica ansiosa, il marito imperturbabile che si esprime a proverbi, l’uomo (della sua vita) ombroso a turbato interiormente. Molto meno efficaci i personaggi secondari che finiscono per creare confusione e spesso si risolvono in inutili caricature, come lo sceicco interpretato da Ennio Fantastichini.
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Mi piace
La prima parte del film, brillante e ironica. I protagonisti sono tutti ben costruiti e caratterizzati.
Non mi piace
La seconda parte del film, più lenta, più confusa, meno forte dal punto di vista della sceneggiatura e con qualche “lezione” di regia di troppo. Fastidioso il doppiaggio italiano.
Consigliato a chi
Cerca una commedia romantica, leggera e graziosa
Voto
2/5