Cinquanta sfumature di grigio: la recensione di Marita Toniolo
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Cinquanta sfumature di grigio: la recensione di Marita Toniolo

Cinquanta sfumature di grigio: la recensione di Marita Toniolo

Nato da una costola di Twilight (ne è una fan fiction), Cinquanta sfumature di grigio è atteso oggi a livello planetario con la stessa spasmodica fibrillazione con cui le twilighter hanno atteso per anni un corrispettivo cinematografico della saga dei vampiri. Plotoni di lettrici (100 milioni le copie vendute del romanzo di E.L. James tradotto in 52 lingue) sono pronte a riversarsi nelle sale (i picchi delle prevendite sono vertiginosi), ansiose di ripercorrere le avventure sessual-amorose dei loro beniamini, Anastasia Steele e Christian Grey; di ascoltare dalla viva voce dei due protagonisti le frasi sottolineate più volte nel libro e di ritrovare rappresentate le scandalose scene sado-maso immaginate con la propria fantasia. Saranno soddisfatte dall’adattamento cinematografico di Sam Taylor-Johnson?

Procediamo con ordine. La storia segue le vicende di una studentessa universitaria di letteratura, appassionata di Thomas Hardy (il riferimento all’infelice storia di Tess dei D’Ubervilles è presto fornito), che – sostituendosi alla migliore amica per realizzare un’intervista per il giornale scolastico – incontra un affascinante miliardario filantropo. Il colpo di fulmine tra i due è immediato, ma mentre lei sogna un amore romantico, lui ha in mente un ménage completamente diverso, che descrive compiutamente in un dettagliatissimo contratto da businessman qual è (e che dovrebbe evitargli scandalose cause legali), con all’interno minuziosi paragrafi su pratiche sado-maso di vario genere. Quel che le propone, nella pratica, è di diventare la sua Sottomessa, mentre lui ne sarà il Dominatore. Pur consapevole della follia di un accordo del genere, Ana non riesce a voltare le spalle al suo primo amore ed accetta, con la speranza di far “guarire” l’amato dalle sue perversioni.

Samuel Taylor-Johnson (un passato come videoartista e Nowhere Boy) confeziona un film patinatissimo e dalla colonna sonora pop accattivante (Stones, Beyoncé e Springsteen riarrangiati), che ha l’obiettivo di essere fedele al libro e al contempo rispettare il divieto ai minori ai 14 anni, rimanendo saldamente incasellato negli standard hollywoodiani, per far guadagnare agli studios palate e palate di dollari. La Taylor-Johnson, di suo, oltre alla costante ricerca dell’inquadratura perfetta (quando Grey si mette al pianoforte o nel paradossale meeting d’affari tra i due), ci mette soprattutto l’intento di nobilitare il mediocre materiale letterario di partenza, depurandolo dai suoi aspetti più triviali. Vi riesce anche grazie a uno sguardo divertito e ironico, assunto quasi sempre da Ana ogni volta che le richieste di Christian si fanno palesemente assurde.

Di esplicito c’è poco o nulla. È un sesso più parlato e contrattato che mostrato. Spudorato più nel linguaggio che nella messa in scena: parole come fisting, pinze per genitali e divaricatore anale non sono certo usuali per un film mainstream. Azzerati  contorsionismi ed evoluzioni nella famigerata camera rossa; persino le frustate sono contate. In cambio otteniamo molta pelle scoperta, ma mai nulla di veramente osé (giusto i glutei di entrambi e il seno di lei). Non è la prurigine la meta della regista, che dà vita a un erotico-soft, erede esplicito (e citazionista) di 9 settimane e 1/2, lontano anni luce dalle atmosfere torbide e malsane di Ultimo tango a Parigi o febbricitanti di La vita di Adele, ma che via via si addentra sempre di più nel terreno del romance – seppure atipico – sostituendo l’impedimentum sovrannaturale di Twilight (un vampiro potrebbe uccidere un’umana) con «le cinquanta sfumature di perversione» del suo protagonista.

Se Dakota Johnson mette tutta se stessa nel risultare convincente in quello che è il suo trampolino di lancio per una luminosa carriera hollywoodiana (continuamente ripresa dalla regista in volto con primissimi piani che traducono le emozioni contrastanti e confuse che Ana prova per Christian), Jamie Dornan appare rigido e quasi imbarazzato, perdendo per strada il magnetismo animale offerto nel serial The Fall. Al netto dei conti, la mancanza più grave di un film dignitosissimo rispetto al suo alter ego letterario sta proprio qui, nella mancanza di chimica tra i due, non un dettaglio trascurabile per quella che è già prossima a trasformarsi in una trilogia.

Leggi la trama e guarda il film

Mi piace: lo sguardo ironico della regista su tutta la vicenda, che si rispecchia nell’atteggiamento divertito della protagonista rispetto alle richieste assurde dell’amante.
Non mi piace: l’estetica patinata da spot Tv.
Consigliato a chi: è un fan del libro e ai curiosi del fenomeno sociale.

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