James Gray getta il suo occhio indagatore sul libro di David Grann, ‘Z la città perduta’, trasponendolo sul grande schermo con un risultato più che positivo. Le vicende riguardanti il protagonista coprono un arco temporale di più di vent’anni e il regista, con un ritmo pacato ma deciso, riesce nell’impresa di dare la giusta rilevanza ad ogni evento cruciale anche grazie a un ottimo montaggio.
Gran Bretagna, inizi ’900, fine dell’età vittoriana. Percy Fawcett (Charlie Hunnam) è un soldato che vede nella partecipazione ad una spedizione finalizzata alla mappatura di un territorio sconosciuto la concreta possibilità di ricevere le meritate onorificenze da parte dell’alta società inglese. Si reca dunque in Amazzonia, tra il Brasile e la Bolivia, insieme al collega Henry Costin (Robert Pattinson), lasciando a casa la moglie Nina (Sienna Miller). Il ritrovamento di tracce materiali di una potenziale città nascosta nella giungla fa sì che l’esplorazione diventi, per Percy, lo scopo di una vita.
Civiltà perduta ha un unico protagonista, il Colonnello Percy Fawcett, cercatore di gloria che solo in un secondo momento si scopre cercatore di città perdute nella fitta giungla amazzonica. Il percorso interiore del Colonnello inizia nel momento in cui si rende conto di non essere tenuto nella giusta considerazione dall’alta società britannica, di cui vuole disperatamente assorbire tutte le patetiche e apparenti convenzioni. Il suo personaggio si mostra quindi, fin da subito, non come l’eroe che sta moralmente al di sopra delle figure che lo circondano ma come una classica personalità dell’epoca, perfettamente integrata nella mentalità della classe sociale di cui fa parte e aderente alle sue convenzioni morali. La donna di inizi ‘900, dal canto suo, riveste un ruolo del tutto secondario e sottoposto a quello del marito, nonostante la moglie di Percy, Nina, mostri a tratti un’individualità forte e indipendente.
L’opera di Gray è divisa in registri ben scanditi in cui si alternano le partenze e i ritorni dall’Amazzonia del Colonnello Fawcett estrapolando i momenti salienti che provocano (o meglio, dovrebbero provocare) un cambiamento interiore del personaggio. Percy percepisce l’importanza della potenziale scoperta di una città nascosta e probabilmente questo gli fa capire che gli eventuali onori consequenziali saranno ben superiori rispetto a quelli prefissati all’inizio. Il Colonnello non può fare a meno di allontanarsi periodicamente dalla sua famiglia per raggiungere la gloria personale.
Il regista, James Gray, confeziona un buon prodotto dall’andatura blanda ma visivamente accattivante, complice soprattutto l’ambientazione selvaggia della giungla, con la sua flora avvolgente e invasiva, che toglie il respiro, tanto che sembra che le scene siano girate in interni. Forse la pellicola dello statunitense pecca nel ritmo, abbastanza monocorde, mentre la trama appare per lunghi tratti circolare. Il continuo partire e tornare del protagonista dà una sensazione di ripetitività alla storia annoiando un po’ lo spettatore soprattutto perché, di fatto, sia le scene ambientate nella giungla sia quelle in Inghilterra raccontano poco di più o nulla rispetto a quanto visto in precedenza.
Charlie Hunnam è l’assoluto protagonista del film. Come nel recente King Arthur – Il potere della spada, Charlie sembra però ancora troppo acerbo per rivestire il ruolo di protagonista in una pellicola importante e probabilmente la qualità delle opere ne risente. Il personaggio potrebbe/dovrebbe presentare una trasformazione interiore nel corso della storia che però non si riesce a percepire, restando sempre un po’ uguale a se stesso nonostante i parecchi anni che separano gli eventi tra loro. Buona la prova di Robert Pattinson nei panni di Henry Costin, anche se avrebbe meritato più spazio. Ottima Sienna Miller, emotiva, forte, credibile ed espressiva moglie del protagonista.
Civiltà perduta è un’opera da apprezzare così come si presenta agli occhi, senza sfaccettature o ricami di sorta, messaggi da trasmettere. Il film di Gray è la storia di un Colonnello alla ricerca di una città perduta (Z) e, forse, ma non è chiaro, alla ricerca di se stesso o di un posto nella società del tempo. La coerenza con il tempo storico di cui si parla è il punto di forza della pellicola, montata e girata con maestria ma che lascia però una sensazione finale di non detto o non approfondito che non la rende indimenticabile.