Alice (Noomi Rapace), un’agente della CIA esperta nella conduzione di interrogatori, riesce ad ottenere da un giovane prigioniero iscritto a una cellula terroristica islamica delle preziosissime e indispensabili informazioni su un prossimo, imminente attacco avente come bersaglio un obiettivo americano a Londra. Alice, che ha alle spalle un passato traumatico ed è stata progressivamente messa da parte dai servizi segreti, provvede a riferire ciò che ha scoperto a un responsabile dell’operazione come codice e protocollo impongono, ma non tutto è come sembra e le azioni che la donna credeva di compiere per fermare una minaccia si riveleranno in realtà scivolose e controproducenti, costringendola a correre ai ripari.
Michel Apted, regista britannico eclettico e abituato, in passato, a dirigere ottime interpreti femminili alle prese con personaggi altrettanto riusciti (su tutti La ragazza di Nashville, che valse un Oscar a Sissy Spacek, ma anche Gorilla nella nebbia con Sigourney Weaver), si cimenta un un action thriller all-star d’ambiente spionistico che cavalca senza mezzi termini e mediazione alcuna la minaccia terroristica dei nostri tempi, costruendovi intorno una vicenda secca e serrata che fa il pieno di capovolgimenti di fronte, colpi di scena, spiazzanti sorprese.
A interessare, nella griglia di depistaggi di Apted, è soprattutto il personaggio della protagonista Noomi Rapace, affetta da una sorta di stress post-traumatico causato dalla propria impotenza più che da un’esperienza effettivamente martoriante e pregiudicante per la propria incolumità. Una soluzione di sceneggiatura che tradisce la voglia di raccontare in maniera muscolare ma anche più sottile del previsto l’assenza di certezze e la frustrazione che caratterizzano i tempi che stiamo vivendo ormai da quasi due decenni, nei quali la presenza di infiltrazioni terroristiche nella quotidianità, anche la più ordinaria e sbiadita, costringe ognuno di noi a ritrovarsi a faccia a faccia con le proprie debolezze e nudità, oltre che con i rispettivi pregiudizi e limiti, di sguardo di e prospettiva sul mondo e sulle cose.
Ed è proprio in tale contesto culturale e mediatico che il film di Apted si muove con agilità ed eleganza, lavorando genuinamente d’accumulo e cimentandosi con l’aggiornamento del thriller classico e vecchio stampo alle luce delle logiche dell’intimidazione e della proliferazione del panico che caratterizzano la comunicazione dei nostri tempi e i suoi mille risvolti post 11 Settembre. Anche le singole caratterizzazioni dei personaggi, come ad esempio quella del marine di Orlando Bloom, reduce da quattro turni in Iraq (o forse in Afghanistan?) e da un addestramento come marine tradiscono la voglia di rileggere in filigrana, oltre che in maniera concentrata e sintetica, gli scenari bellici degli anni duemila e le loro conseguenze ancora in atto.
Schiava di un passato impossibile da dimenticare e pronto in ogni momento ad ostacolarla all’improvviso, come le dice il mentore Eric Lasch interpretato da Michael Douglas, Alice non riuscì a sventare gli attentati di Tolosa e Montauban del marzo 2012, non altrettanto sanguinosi rispetto a quelli del novembre 2015 a Parigi ma anch’essi destabilizzanti, e il suo non darsi pace ha finito per cristallizzare le sue paure in una smorfia di riluttanza e diffidenza, che la pone ai margini e la relega all’asfittico e grigio ruolo di comparsa, nella vita e nel lavoro.
Ambientato a Londra e con un occhio a Francoforte, ma con delle location reali ricavate più che altro da una capitale europea assai frequentata dalle grosse produzioni come Praga, Codice Unlocked è un thriller che guarda un po’ scolasticamente a Homeland e a tanti capisaldi della serialità contemporanea e cinematografica (Jason Bourne su tutti: non a caso il soggetto del film di Apted risale al lontano 2006), creando un meccanismo di suspense tanto elementare quanto efficace, nel quale si aderisce a tutte le regole del gioco con radicale e cosciente seriosità.
Mi piace: l’intento di lavorare sulle forme del thriller aggiornandole dal di dentro alla minaccia terroristica contemporanea
Non mi piace: la caratterizzazione forse troppo macchiettistica del personaggio di Orlando Bloom
Consigliato a: i fan di tutte le declinazioni possibili del thriller spionistico
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