VOTO: 9,5/10
Corre l’anno 2008, l’America è in piena crisi finanziaria e ci si arrangia come si può. Johnny Amato detto “Scoiattolo”, un criminale di poco conto, decide allora di organizzare una rapina durante una bisca clandestina di poker. Per svolgere il lavoro si rivolge a Frankie e Russell, il primo un delinquente, il secondo un eroinomane che rapisce per poi vendere cani di razza. Arriva la sera della partita di poker e tutto è pronto per la rapina. Organizzatore della bisca è Markie Trattman, di cui nessuno nel mondo criminale si fida poiché una volta organizzò una rapina durante una bisca da lui stesso organizzato, per intascare tutti i soldi. Frankie e Russell arrivano nel luogo della partita di poker e prendono tutti i soldi, con sgomento di Markie. I due ladruncoli se la svignano, e la colpa ovviamente ricade su Markie, che nessuno vedeva di buon occhio. Per regolare i conti viene contattato Jackie Cogan, killer su commissione. Subito lui invia degli scagnozzi che con un pestaggio uccidono Markie. Passa il tempo e intanto Russell, che si è recato in Florida, fa il madornale errore di parlare ad un certo Kenny della rapina. La notizia arriva alle orecchie di Cogan, che allora dovrà utilizzare le sue capacità per trovare e uccidere Frankie, Russell e “Scoiattolo”.
Adattamento del capolavoro del 1974: “Cogan’s Trade” di George V. Higgins, il film, diretto da Andrew Dominik, è un thriller denso di significato e di protesta.
Tutti i pezzi vengono montati alla perfezione da Dominik, il quale, non discostandosi di troppo dal libro, è riuscito a creare un prodotto di notevole impatto, malgrado lo scarso successo al botteghino.
Nel ruolo di Cogan c’è Brad Pitt, che per la seconda lavora al fianco di Dominik dopo L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford. Qui interpreta magnificamente Jackie, donandogli un portamento che rispecchia il suo modo di essere. Nei ruoli di Frankie e Russell abbiamo rispettivamente Scott McNairy e Ben Mendelshon, entrambi straordinari nei loro ruoli, così bravi da renderli quasi iconici. Nel ruolo del truffatore truffato Markie c’è Ray Liotta. Infine esplode come un fulmine nel cielo l’interpretazione di James Gandolfini, qui nei panni di Mickey, amico di Cogan a cui è stato affidato l’omicidio di “Scoiattolo”.
Due particolarità rendono il film un capolavoro: i dialoghi e i discorsi politici di sottofondo. Ogni scena infatti si regge su dialoghi lunghi, complessi, filosofici, talmente articolati e sopra le righe da diventare quasi teatrali. Secondo dato importante sono appunto i discorsi politici sullo sfondo, anch’essi servono a dipingere il mondo attorno alla vicenda. C’è la crisi economica e molti dei discorsi fanno appello alla solidarietà del paese e a non smettere di sperare; una sorta di telecronaca che quasi tenta di illudere chi ascolta facendogli credere che vada tutto bene. Una ninna nanna che uccide dolcemente.
Al di fuori di questo è un ottimo film, che purtroppo non è stato ben accolto dalla critica e ha fatto fiasco al botteghino, poiché, da come ho letto in alcune recensioni: “il film non para da nessuna parte e risulta essere pesante”. Assolutamente non vero.
Dopo lo svolgimento della trama il film poi si conclude con un discorso da parte di Cogan, che aumenta notevolmente il valore della storia e del messaggio che c’è dietro:
«Amico mio, Jefferson è un santo americano, perchè ha scritto le parole “Tutti gli uomini sono creati uguali” cosa in cui, evidentemente, non credeva visto che fece vivere i suoi figli in schiavitù. Era un ricco enologo stufo di pagare agli inglesi troppe tasse; così scrisse delle belle parole e aizzò la plebaglia che andò a morire per quelle parole, mentre lui rimaneva a casa a bere il suo vino e a scoparsi la sua schiava. E quello (puntando Obama sullo schermo) viene a dirmi che viviamo in una comunità? Ma non farmi ridere! Io vivo in America! E in America tu sei solo, l’America non è una nazione è soltanto affari… e adesso pagami!»
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