Collateral Beauty
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Howard (Will Smith) è un pubblicitario affermato che, insieme ai suoi tre soci, Whit (Edward Norton), Claire (Kate Winslet) e Simon (Michael Peña), ha fondato una agenzia di successo. Il film parte subito con un suo discorso motivazionale che ha come oggetto tre astrazioni fondamentali dell’esistenza: la Morte, il Tempo e l’Amore e come vanno impiegate per raggiungere il vero interesse delle persone. Solo tre anni dopo, però, il mondo di Howard va in frantumi: la perdita della figlia lo ha ridotto a uno straccio e gli ha tolto ogni motivazione, in particolare verso la compagnia da lui costruita. È così paralizzato da impedire ai suoi soci di andare avanti, di vendere o di fare qualsiasi altra mossa che possa salvare il business.

Unico sfogo al dolore che gli ha spezzato il cuore è la scrittura di lettere di rabbia all’Amore, al Tempo e alla Morte. Quando Whit lo scopre, propone agli altri di ingaggiare tre attori teatrali (Hellen Mirren, Keira Knightley e Jacob Latimore, per impersonare le tre astrazioni e comparire di fronte a Will come i dickensiani fantasmi dell’anno presente, passato e futuro), per scuoterlo  o – in alternativa – farlo dichiarare incapace di intendere e di volere.

I tre attori, scenderanno dal palco per entrare nella vita vera e ognuno di loro dovrà fare rapporto a uno dei soci dopo ogni “missione”, approfondendo così un rapporto intimo che porterà alla luce i loro problemi personali, non tanto meno drammatici di quelli di Howard.

David Frankel, regista molto bravo nel raccontare le sfumature dei sentimenti (Il diavolo veste Prada, Io e Marley, Il matrimonio che vorrei), si ritrova a svolgere la sceneggiatura molto ambiziosa di Allan Loeb, ex giocatore d’azzardo che qui punta a raccontare un percorso di rinascita simile al proprio, ma si ingarbuglia tra paradossi, sbilanciamenti di tono ed eccessi di retorica. Una debolezza strutturale che non riesce a essere compensata del tutto dal cast stellare e dall’idea brillante di base.

Mi piace: l’idea di partenza e il cast all-star.

Non mi piace: gli eccessi di retorica.

Consigliato a chi: è in cerca di un film che parli di temi esistenziali attraverso aforismi e un pizzico di magia.

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