Come l'acqua per gli elefanti: la recensione di Luca Ferrari
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Come l’acqua per gli elefanti: la recensione di Luca Ferrari

Come l’acqua per gli elefanti: la recensione di Luca Ferrari

Come l’acqua per gli elefanti (2011) – l’amore non è un’illusione

Il pungolo della violenza si alza spietato colpendo uomini e animali. È il mondo itinerante dove vige la ferrea dittatura dal perfido August Rosenbluth (Christoph Waltz). In questa empia corsa di uomini senza scrupoli, c’è ancora chi passerà la notte rimanendoti accanto per medicare le tue ferite. E so bene che nel nome della felicità e dell’amore, c’è chi reagirà alle ferite piegando la forza bruta. È “Come l’acqua per gli elefanti”, adattamento cinematografico del romanzo Acqua agli elefanti (2006), della scrittrice Sara Gruen.

Negli Stati Uniti della Grande Depressione, la vita del giovane Jacob Jankowski (Robert Pattinson), laureando in veterinaria, cambia radicalmente dopo la perdita dei genitori. La sua nuova famiglia diventa il circo Benzini Brothers, diretto da un uomo cinico e malvagio. Fin dalle prime battute della pellicola, appare chiaro che sotto le eleganti vesti circensi di Waltz, ci sia ancora la divisa da SS che tanta fortuna (e l’Oscar) gli ha portato nel tarantiniano “Inglourious basterds” (2009). O forse bisognerebbe chiedere al regista della pellicola, Francis Lawrence, il perché l’aver preso un così bravo attore per relegarlo in un ruolo già intensamente vissuto. Nel vedere la scena in cui August cerca di ammazzare la moglie Marlena, è come rivedere il colonnello Hans Landa mentre strozza l’attrice Bridget von Hammersmark, interpretata da Diane Kruger. August è senza scrupoli. Il successo del suo circo viene prima di tutto. “Quello è uno che butta la gente dal treno per non pagarla” dicono di lui. Cosa che fa. E nell’America degli anni ’30 appare ancora più marcato il contrasto tra il suo alloggio, dove non manca mai per le occasioni speciali una bottiglia di champagne, e lo squallore delle altre carrozze dove gli operai dormono, o i secchi di cibo andato a male per gli animali quando c’è poca gente al circo.

Al giovane veterinario, August dispensa grossolane perle di saggezza venale come “il successo giustifica ogni cosa”. Come il giovane Jacob, anche la bellissima Marlena (Reese Whiterspoon) era salita sul treno dello spettacolo molti anni prima. Col tempo è diventata la stella del circo e moglie di August, ma la sua vita non è delle migliori. È infelice, senza dimenticare che spesso subisce le angherie del marito violento. Reese Whiterspoon, in questa pellicola più platinata perfino di quando interpretava la frizzante Elle Woods in Legally blonde (La rivincita delle bionde), sembra voler strizzare l’occhio alla Jean Harlow dello scorsesiano “The Aviator” (2004), a cui prestò grazia e movenze Gwen Stefani, stilista/attrice nonché cantante della rock band No Doubt.

Ad avvicinare la sposa infelice e il giovane veterinario, l’elefantessa Rosie, acquistata per risollevare le sorti del circo e addestrata senza rispetto e con crudeltà dal tirannico August. A dispetto della non poca differenza di età tra gli innamorati Pattinson (‘86) e Whiterspoon (‘76), i due protagonisti vivono il loro amore tormentato da novelli Romeo e Giulietta, accomunati da un unico padre padrone. Violento e possessivo. Una realtà da cui scendono in corsa prima che sprofondi in tragedia come il Titanic di Jack/Leonardo DiCaprio e Rose/ Kate Winslet.

E come i loro predecessori nel transatlantico più famoso del mondo, così il film inizia e finisce col racconto di un anziano (Jacob da vecchio, l’attore americano Hal Holbrook), deciso a vivere ancora abbastanza per tramandare quanto di più speciale ci possa essere nel cuore di ciascuno. Ad ascoltare tutta la storia c’è il buon Charlie O’Brien, circense anch’esso, che ha il volto gentile di Paul Schneider; un attore che pur passato attraverso registi del calibro di Cameron Crowe (Elizabethtown) e Sam Mendes (American life), sembra avere ancora lo sguardo innamorato di quando si presentò il giorno di natale alla porta dell’amata Amy (Rachel McAdams), in The family stone (La neve del cuore, 2005).

Qualunque storia verrà raccontata non è mai la mera vicenda di un sol uomo e una donna. Non ci sono solo lacrime, sangue e un lieto fine. C’è qualcosa lì fuori. E io ho visto quello che accadde veramente. Devi cominciare adesso. Seguimi!

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