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Come l’acqua per gli elefanti: la recensione di Riccardo M.

Come l’acqua per gli elefanti: la recensione di Riccardo M.

Prendete la Grande Depressione, l’oblio economico/spirituale dell’America lacerata del primo ‘900. Prendete un giovane fighetto figlio di buona famiglia che si ritrova senza genitori, amici, speranze, sogni, soldi. Prendete un circo itinerante con i sui lazzi e musiche, colori e imbonitori, bestie e uomini, luogo di perdizione o resurrezione, a cui il fighetto di cui sopra si aggrapperà con le unghie cercando una nuova possibilità. Prendete la star più osannata dalle attuali adolescenti di tutto il mondo (Robert Pattinson) la cui fama è inversamente proporzionale al talento. Prendete due premi Oscar (Reese Witherspoon e Christoph Waltz) meno cattura pubblico, ma, invece, di grande talento, al fine di bilanciare la sopra citata star. Prendete Francis Lawrence, promettente regista di Constantine e Io sono leggenda. E infine prendete un bestseller da cui attingere, un amore tormentato, un marito sadico, mangiatori di fuoco, un triangolo sofferente… E miscelate tutto. Ebbene? Ebbene lo stucchevole e frustrante polpettone che ne esce vi massacrerà di noia. Come l’acqua per gli elefanti è un mattone melodrammatico indigeribile, dove anche gli attori migliori sembrano non avere voglia, dove, per svegliarci, speriamo che Pattinson succhi il sangue a qualcuno o brilli al sole, dove l’unica nella parte è l’elefantessa di quattro tonnellate. Il circo di Fellini è lontano, quello di Barnum è inesistente. Da vedere solo se di cognome fate Orfei.

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