Come un tuono: la recensione di MBacciocchi
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Come un tuono: la recensione di MBacciocchi

Come un tuono: la recensione di MBacciocchi

Questa volta non abbiamo dovuto aspettare anni per godere del lungometraggio del talentuoso Cianfrance, opera seconda del regista di Blue Valentine la cui visione invece ci è stata preclusa per troppo tempo.
Il film è ben strutturato, fluido e senza sbavature, frutto di una sceneggiatura molto curata e di un soggetto davvero interessante. Diviso tematicamente in tre parti, il film tocca questioni profonde in modo non superficiale attraverso sequenze che colpiscono lo spettatore “come un tuono”.
La prima parte è incentrata sulla figura del biondo Luke (ottimamente interpretato da chi, se non da Ryan Gosling, l’attore che, come dicono, “non sbaglia un colpo”?), folle motociclista di un circo che coi motori ci sa fare ma che in passato ha dimostrato di avere qualche mancanza in termini di responsabilità affettive e famigliari. Ma la nascita di un figlio, nato da un’avventura con la bella Ro (Eva Mendes), lo sconvolge a tal punto da cambiare totalmente (o quasi) la propria vita per garantire il massimo al proprio bambino. E, come sappiamo, il fine giustifica i mezzi…
Questa prima sezione è ricca di scene a cui è impossibile restare indifferenti, infuse di un struggimento unico che descrive in modo eccezionale l’impresa ardua di un ragazzo che vuole fare il padre. Il livello tecnico è elevatissimo, in modo particolare la regia: perfetta! Voto: 5/5.
Ma il bel Gosling è avvertito: “Se corri come un fulmine, ti schianti come un tuono!”. La sua storia finisce brutalmente e lascia il posto così alle vicende del poliziotto, impersonato da Bradley Cooper, l’eroe della situazione; ma la gloria dell’eroe è solo apparente, la sua anima è tormentata infatti dai sensi di colpa. Ma a volte è impossibile riparare quel che si è rotto. Segue poi un brusco cambio di direzione nella trama e il tema centrale diventa quello della menzogna e del saper sfruttare a proprio vantaggio situazioni spiacevoli. Così l’ascesa al potere del giovane poliziotto si rivela essere il nucleo centrale di questa seconda parte che, nonostante il livello tecnico rimanga altissimo, perde di spettacolarità e tende a risultare piuttosto prevedibile. Voto: 3/5.
Terza parte: il salto temporale di quindici anni determina inevitabilmente anche un salto generazionale. I protagonisti della storia ora non sono altro che i figli del motociclista e dell’ex poliziotto, ora procuratore distrettuale (ma a che prezzo?); i loro destini, come quelli dei rispettivi padri, saranno destinati a incrociarsi. Anche questa ultima parte pecca alquanto di scontatezza, ma nonostante lo sviluppo della trama sia piuttosto ipotizzabile, il tono rimane sempre all’altezza di un bel film e non annoia mai. Le vicende si dispiegano in modo naturale e conducono inevitabilmente al finale che si sviluppa al di là dei pini, ovvero quel luogo che metaforizza il ristabilirsi dell’equilibrio e il ritrovarsi di una serenità interiore, presupposti necessari per uscire da quella gabbia fatta non più di acciaio, come quella in cui Gosling si esibiva all’inizio della pellicola, ma generata dall’infelicità e dall’odio in cui la vita ti ha rinchiuso. Voto 3/5.
Il regista dimostra con questa pellicola di saper descrivere al meglio tutta la sfera dei sentimenti che un uomo nel corso della propria esistenza può provare e lo fa caratterizzando i personaggi in una maniera eccellente; colpisce in modo particolare la cura estenuante per l’aspetto esteriore dei personaggi utilizzata come espediente per coglierne la loro vera essenza: le t-shirt sempre al contrario e stracciate e gli innumerevoli tatuaggi sparsi su tutto il corpo non possono che calzare a pennello nella descrizione di Luke (Gosling), giovane irriverente e impetuoso; la divisa da poliziotto di Avery (Cooper) rappresentano invece tutte quelle regole ferree che tanta importanza hanno avuto nell’istruzione del futuro procuratore distrettuale.
La regia di Cianfrance si rivela essere di qualità sia nelle scene d’azione (le fughe in moto sono veramente ben girate) sia nell’incorniciare gli squarci più sentimentali, dove lo spettatore riesce a cogliere la grande sensibilità e umanità dei personaggi (indelebile la scena di Gosling che compra il primo gelato al figlio).
Ottime e adattissime le musiche di Mike Patton, in particolare la traccia “The snow angel”; fotografia e scenografia eccellenti per la descrizione della cittadina di Schenectady dove si svolge l’intera storia.
Assolutamente da godere.
VOTO GLOBALE: 4/5

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