Come un tuono: la recensione di pietro@civera.it
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Come un tuono: la recensione di pietro@civera.it

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VOTO: Andrà a finire come semp…ah no…figata

Nel 2013 se vuoi sentirti un figo, devi dire che vai a vedere un film con Ryan Gosling (per un po’ di tempo l’ho chiamato “Guusling”, sarà l’assonanza o meglio, l’assuefazione per una certa vodka), infatti il rampollo di Hollywood è conteso da tutti i registi ed incarna in tutto e per tutto il prototipo del bello e dannato. Sembra passato un secolo da quando il ragazzo classe 1980 era, insieme a Christina, Brintey e Justin, una piccola star del Micky Mouse Club (Se volessimo completare il gioco delle coppie, Ryan avrebbe dovuto farsi un giretto con la Aguilera, prima che la cantante decidesse di modificare la sua dieta con ghiaccioli a base di strutto). Dopo la consacrazione vera e propria nel 2012 grazie a film come Drive e Le idi di marzo, Gosling torna al cinema con Come un tuono, pellicola di Derek Cianfrance, con cui aveva già collaborato, accanto alla coetanea Michelle Williams (Dawson’s creek, Marilyn), per Blue Valentine. A giudicare dalle prime immagini, la faccia per sfondare Ryan ce l’ha eccome, lo sbandato fisicato e pieno di tatuaggi che si porta dietro allo stesso tempo quell’alone di romantica persona per bene, rimasto forse nell’immaginario di tutti dopo Le pagine della nostra vita. Ma siamo sicuri che sia lo stesso attore che interpretava la serie televisiva Young Hercules? No perché i pochi ricordi che ho di quel telefilm riguardano soprattutto la faccia da scemo del protagonista. Eppure era proprio lui, quindi significa che Hollywood può trasformare una faccia da scemo in una faccia da figo, oppure è probabile che grazie alle sue scelte più indie che commerciali, Ryan sia riuscito a costruirsi un’immagine mitica e affascinante modello James Dean. Gosling può andare in moto senza casco e non essere multato, può guidare la sua due ruote di sera vestito solamente di una maglietta e non dover correre a casa con lo squaraus, e ancora può indossare quella stessa maglietta al contrario per più giorni senza che nessuno gli faccia notare né che ha l’etichetta fuori né che puzza come una capra. Se non vi bastasse sappiate che lui può sfoggiare i capelli biondo ossigenato alla Eminem che andavano di moda 15 anni fa senza sfigurare, ma per ora il rischio di diventare un nuovo Chuck Norris è scongiurato (non stiamo parlando di abilità nella lotta). Come un tuono sembrerebbe un one man show, ma è tutt’altro che cosi. Luke Glanton (Gosling) detto Luke il bello (complimenti per il soprannome), è uno stuntman motociclista che decide di cambiare la sua vita quando scopre che da un avventura di un anno prima con Romina (Eva Mendes – Hitch: lui si che capisce le donne) detta Rom (ricomplimenti per il soprannome), è nato un bambino. Luke sarà disposto a tutto pur di mantenere il suo impegno di padre, compreso utilizzare la sua abilità da motociclista per infrangere la legge. Questo lo porterà a scontrarsi con Avery Cross (Bradley Cooper – Una notte da leoni, Il lato positivo), un poliziotto ambizioso con un forte senso di giustizia. Come un tuono potrebbe sembrare l’ennesimo film guardia e ladri sullo scontro tra il bene ed il male, invece è un film che parla di famiglia e di scelte, scelte che in un modo o nell’altro condizioneranno la vita dei protagonisti ed, anni più tardi, dei loro figli. Il cast di attori è straordinario e le diverse inquadrature strette su espressioni e sguardi mostrano prove di recitazione davvero intense (insieme a Gosling, Cooper e Mendes, sono presenti anche Rose Byrne X-Men: l’inizio, Ray Liotta Hannibal, Dan DeHaan, Chronicles).
Il punto di forza di questo misto tra dramma, noir e azione, è il fatto di non essere assolutamente scontato come lo sarebbe la nazionalità delle protagoniste nelle commedie di Pieraccioni. Molte riprese sono fatte con la telecamera a mano (questa tecnica avrà sicuramente un nome figo, ma non importa perché ho visto un film con Ryan Gosling) dando spesso l’effetto mosso da real tv e le immagini hanno un colore particolare, mi ricordano le pellicole vintage un pò rovinate.
Curiosa la provenienza del titolo originale “The place beyond the pines”, infatti la storia è ambientata nella cittadina di Schenectady nello stato di New York, e letteralemente “posto al di là delle pianure di pini” è il significato in lingua mohawak derivato proprio da Schenectady.
Il risultato finale è ben riuscito e molto particolare nonostante qualche momento volutamente lentino. Per omaggiare il più grande critico cinematografico al mondo, Roger Ebert, scomparso da poco, questo film è da “due pollici su”.
Mi sembrava una chiusa elegante quindi ho pensato di rovinare tutto perché continuo a pensare che la frase “Se guidi come un fulmine, ti schianti come un tuono” mi ricorda sempre “La vita è una tempesta, ma prenderla in c..uel posto è un lampo”

COSA HO IMPARATO (ATTENZIONE SPOILER)

-Eva Mendes ha dei capezzoli orribili

-Esiste una macchina modello Bronco II

-A Schenectady probabilmente bevono acqua Lilia, perché non invecchiano

-Nell immaginario cinematografico americano il poliziotto di provincia mastica la gomma con la bocca aperta

-Goondocks vive

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