Una storia tanto amara quanto curiosa, quella di Lee Israel, che dopo una carriera di successo come scrittrice di biografie, si ritrova, all’inizio degli anni ’90, senza soldo e sull’orlo del lastrico. I tempi sono cambiati, e parrebbe non esserci più pubblico per un’autrice come lei: certo, alcuni ancora la conoscono di fama, ma i suoi lavori sono ormai rilegati agli angoli più bui delle librerie, magari scontati dell’80%. Lei ogni tanto prova a chiedere denaro alla sua casa editrice, ma si finisce sempre tra insulti: Lee, infatti, è burbera, acidissima, e con dei gravi problemi a relazionarsi con gli altri. Semplicemente, odia il mondo e l’unica cosa a cui pare volere bene è il suo gattino. Poi, un giorno, la losca illuminazione per guadagnare soldi facili facili: realizzare delle lettere fasulle firmate da celebrità per poi venderle ai collezionisti.
Si dice che in tutto Lee abbia falsato oltre 400 missive, ma Copia originale non si focalizza tanto sull’impresa criminosa della protagonista, quanto sulla sua misantropia e sul suo status di assoluto outsider. La parabola, insomma, della talentuosa scrittrice che però sembra proprio non riuscire a trovare il suo posto in questa società. Il film dipinge la Israel come donna in perenne disagio, caratterialmente difficile e sempre con la battuta pronta per tirarti giù. È una che eviteresti volentieri se la incroci per strada, e ciò nonostante, la vittoria della regista Marielle Heller sta nell’essere riuscita a creare un legame empatico tra gli spettatori e un personaggio così scomodo: non si prova mai pena per le persone truffate da Lee, perché tutte le emozioni del film sono incanalate su di lei, anti-eroina tanto antipatica quanto fragile, toccante e persino tenera.
Merito, ovviamente, anche (e soprattutto) di Melissa McCarthy, che si spoglia del suo lato più comico ed esplosivo (quello di Spy, Corpi da reato e Ghostbusters) per darci una performance che sa sempre di naturalezza, priva di forzature e perfettamente agiata anche nei momenti più drammatici. Era facile gigioneggiare alla grande con tutto quel makeup addosso, ma la McCarthy è così sciolta nella sua interpretazione, così ricca di sfumature, di inquietudine e di umanità, guadagnandosi meritatamente la nomination agli Oscar 2019. A duettare con l’attrice in alcuni dei momenti più riusciti del film è Richard E. Grant (anche lui candidato dall’Academy), che dal canto suo, sfoggia tanta carisma senza però sopraffare mai la protagonista.
Copia originale viaggia così, con sobrietà e toni agrodolci: un biopic asciutto, ma che riserva dalla sua alcune sorprese che pizzicano il cuore.
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