Corpo e anima
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Corpo e anima

Un film romantico, psicoanalitico, originalissimo, straziante

Corpo e anima

Un film romantico, psicoanalitico, originalissimo, straziante

Corpo e anima

Un cinquantenne con un braccio paralizzato, Endre, direttore finanziario e amministrativo di un mattatoio, non vede di buon occhio Maria, nuova responsabile della qualità: una trentenne dai modi autistici, che applica alla carne degli animali lo stesso, esigente rigore, un po’ titubante ma non per questo meno ferreo, con cui guarda al mondo, alle cose, alle persone.

Attraverso una comune psicologa, ovviamente interessata al sesso e alle sue manifestazioni più intime e sintomatiche, i due scoprono di condividere lo stesso sogno in cui si materializzano sotto forma di due cervi, un maschio e una femmina. Questo territorio psichico incredibilmente analogo sarà una base d’appoggio per iniziare a sfiorarsi e a guardarsi in maniera diversa, in un lento, progressivo avvicinamento di anime oltre che di corpi. Un movimento tentennante, che procede a strappi, non di rado vorticosi.

La regista ungherese Ildikó Enyedi ha realizzato con Corpo e anima (On Body and Soul), film vincitore dell’ultimo Orso d’oro a Berlino quasi un anno fa, una delle più strazianti e allo stesso tempo stranianti parabole umane, sociali ed erotiche che il cinema contemporaneo abbia prodotto da molto tempo a questa parte. Non accade spesso, infatti, di imbattersi in un film che affronta l’emergere inesorabile di un sentimento in maniera così complessa e sfaccettata, con questa ricchezza di ombre e di cruda delicatezza, di nevrosi sussurrate e graffi netti, inequivocabili. Incisi sulle anime, e sui corpi.

Ancorandosi a un grigio microcosmo industriale e operaio di ordinaria mediocrità, la macchina da presa si muove in una specie di limbo surreale ovattato, fatto di specchi e di ostacoli, di riflessi e di segni. I due protagonisti vi sono immersi, tra pranzi in mensa e inserti d’intimità che investono i destini dei personaggi accarezzandone l’impaccio, amplificato dal minimo comune denominatore di un sogno identico (perché sognare sogni non miei?, scriveva il grande poeta e autore portoghese Fernando Pessoa).

Non è un cinema facile né comodo, mai rassicurante né accogliente, quello di Corpo e anima, ma rappresenta la forma più viva e pulsante di cinema da festival oggi possibile, che non rinnega mai lo spettatore tagliandolo fuori e oggettivandolo in maniera punitiva, ma lo accoglie dentro di sé, invitandolo a sposare il proprio sguardo atipico e non convenzionale, mosso da inadeguatezze profonde.

Il mattatoio è il centro del film anche dal punto di vista simbolico, una risultante di tagli e amputazioni che nella loro ripetitività non consentono però assuefazione o rassegnazione. Come conferma, dopotutto, il crescente bisogno d’amore dei personaggi, che pure fa i conti con un’osservazione che fatica a tradursi in azione a causa di un contatto fisico problematico e inibito, come suggerito dalla scena in cui Maria consuma della pornografia in maniera totalmente anestetizzata.

Siamo di fronte a un film entomologico (questo aggettivo, abusato dalla critica cinematografica di ogni ordine e grado, qui per una volta ha un senso), dove l’ossessione e la tensione erotica è sintetizzata in maniera glaciale attraverso singole immagini di grande risonanza e potenza, come se fosse concentrata nel bisturi di un chirurgo, convogliata nella lama di un macellaio e solo di rado stemperata dalla possibilità – tardiva – di chiudere gli occhi, addormentarsi, lasciarsi andare.

Quelli di Ildikó Enyedi sono personaggi in cerca d’amore, paralizzati da una ricerca inchiodata all’utopia: quella di trovare calore e cibo per l’anima e per il corpo nel gelo inospitale di un paesaggio innevato, che non conosce tepore né conforto.

Mi piace: lo sguardo atipico e non convenzionale di una storia d’amore straziante e originale

Non mi piace: qualche caratterizzazione fin troppo marcata nei personaggi di contorno, unita a uno straniamento ironico qua e là stucchevole

Consigliato a: chi voglia confrontarsi con un cinema d’autore spiazzante, non accomodante, che apre voragini profondissime e non lascia indifferenti

Voto: 4/5

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