Esistono film che sono immortali, senza tempo. Fanno brillare lacrime agli occhi e caricano di magica elettricità ogni singola parte del tuo corpo. “Creed” è entrato nell’universo cinematografico fortemente carico di aspettative, ed, ancor più, di speranza. Speranza di poter divenire un degno erede di “Rocky”, di riuscir a plasmare un giovane attore(un accattivante Michael B. Jordan) nel meritatamente legittimo figlio del campione mondiale dei pesi massimi Apollo Creed. Stiamo parlando di boxe. Bene. Allora fate le vostre scommesse e puntatele su questo ragazzo. Siatene certi, non deluderà le vostre puntate. Il regista(l’astro nascente Ryan Coogler) progetta una vibrante apertura visiva, con un ancora adolescente Adonis Johnson-Creed detenuto in un penitenziario minorile, tra case famiglia, assistenti sociali ed “innocue” risse come pane quotidiano. Le sue origini gli restano sconosciute, così come il nome di suo padre, finchè arriva Marianne, moglie di Apollo, a riscattarlo da una vita di amarezza e solitudine, in nome dell’eredità di Creed. Così, il suo apparentemente segnato percorso subisce una repentina inversione di rotta. Crescendo, incontra gli agi di una vita borghese, un benestante lavoro in una compagnia finanziaria; ma vi è dell’altro, che lo confonde, lo tormenta, ma che gli infonde anche la giusta tenacia per decidere di cambiare: l’ombra di suo padre. Aspira a seguire le sue impronte, non per divenire fedele erede di un mero cognome, ma propriamente per dimostrare che non è quest’ultimo a renderti ciò che sei destinato ad essere, a renderti forte e valido e appariscente nella vita, ma la persona che ognuno di noi sceglie di essere ogni giorno, costruendo con le unghie(in specie, meglio dire guantoni) e con i denti, ogni singolo tassello della propria personalità. Adonis abbandona il suo promettente futuro, lasciando dietro di sé quell’ombra(anche se poi scoprirà di non avergli mai detto addio), ed inizia il suo nuovo viaggio a Filadelfia. Là Rocky( la pietra miliare e mai deludente Sylvester Stallone) ha continuato la sua vita, in solitudine, ma forse il destino si diverte davvero a rimescolare le carte che noi abbiamo saputo distribuire così bene. Dapprima reticente, Rocky inizia ad allenare il ragazzo, con il quale costruisce un rapporto di progressiva e solida fiducia. Ritrova in lui il carissimo amico perduto, ma, allo stesso tempo, si rinnovano, nel suo intimo, anche timori repressi, scelte sbagliate ed il terrore di mostrarsi reticente. In traduzione, “creed” significa “fede”, ed altro non poteva essere; il tema cuore pulsante dell’intera storia. Un percorso che segnerà i due protagonisti in maniera indelebile, che li porterà ad interrogarsi su ciò che vi sia di così valevole e meritevole da dover essere vissuto e non trascurato come inezia. “Io combatto, anche tu”, tutto si riconduce ad un’unica sfida, talvolta folle, altre terrificante, ed altre ancora sorprendente, ma rimane pur sempre lei, la vita. “Niente e nessuno colpisce duro come fa la vita”, ti atterra, ma per mettere alla prova la tua capacità di rialzarti. A volte noi stessi offuschiamo tale capacità, crediamo di non averne affatto, ma esisterà sempre qualcosa che le permetterà di tornare a rianimarci. Un’amicizia, un amore, una famiglia. Jordan e Stallone incarnano brillantemente tutto questo e ci fanno sognare di esser parte della loro storia; emozionano il cuore e l’anima, impadronendosene senza chiedere il permesso. E’ un film vibrante di vita, di riflessione su noi stessi e le persone che ci sono accanto, nella vita così come nella morte, e se le nostre menti sono fin troppo occupate per conservarne il ricordo, non preoccupatevi, rimarranno i nostri cuori a custodirlo per noi.
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