È sempre bello approcciarsi a un nuovo lavoro di Guillermo del Toro. Con lui si ha sempre la certezza che, qualunque sia il genere affrontato, il risultato finale lasci comunque trapelare la sua grandissima passione per la materia in questione, se non per il cinema stesso.
Con “Crimson Peak” il regista messicano torna all’estetica e alle atmosfere più cupe della sua filmografia, rievocando “La spina del diavolo” e quello che fino ad oggi è il suo capolavoro: “Il labirinto del fauno”. Però dei due film citati “Crimson Peak” non ne condivide gli evidenti sotto testi politici.
Ambientato verso la fine del XIX secolo, dopo un’iniziale parentesi americana, il film si trasferisce in Inghilterra. Le vicende si svolgono per la maggior parte in una tipica magione di epoca vittoriana in decadimento e ciò dà l’opportunità a del Toro di giocare con i tipici cliché del genere, sovvertendoli e spiazzando. Pur trattandosi di un horror, l’intento primario del regista non è quello di spaventare, ma piuttosto adattare le regole precostituite al suo personale stile. Operazione più o meno simile a quella svolta col suo precedente lavoro, “Pacific Rim”.
Di conseguenza “Crimson Peak” è un horror di ambientazione ottocentesca che gode dell’abile messa in scena di del Toro. La scelta dei colori così come il ritorno di alcune figure ricorrenti nella sua poetica danno al tutto l’impronta marcatamente gotica del regista. Azzeccate molte intuizioni visive, come la casa che sprofonda nell’argilla (colore rosso sangue) o il contrasto dato dal bianco della neve con l’argilla stessa. Metafora abbastanza esplicita di un mondo in mutamento, dove la datata nobiltà fondiaria (la magione in decadenza) è destinata a sprofondare (appunto) e cedere il passo alla modernità.
Grandi prove attoriali dei protagonisti. Mia Wasikowska e Jessica Chastain regnano sovrane su tutti, reggendo per l’intera durata del film lo scontro psicologico tra i loro due personaggi e mettendo quasi in ombra il sempre bravo Tom Hiddleston. Nota di merito anche a Charlie Hunnam, che dietro a tre attori di tale portata rischia di venire ingiustamente dimenticato.
Come in tutti i film di del Toro, il lato tecnico è importante tanto quanto quello creativo. Perciò non c’è molto da aggiungere se non sottolineare l’efficace lavoro del direttore della fotografia Dan Laustsen che, accentuando le ombre e saturando i rossi, ha dato risalto a un perenne senso claustrofobico per tutte le scene ambientate nella magione. Ottimi i costumi, le scenografia e la colonna sonora.
Non c’è niente che non funzioni, ma comunque siamo lontani dall’eccellenza di altri film di del Toro. “Crimson Peak” è piuttosto un suo divertito ritorno al genere horror, un ottimo esercizio di stile che piacerà a tutti quelli che hanno apprezzato la filmografia del regista messicano.