Da 5 Bloods: il film di Spike Lee disponibile su Netflix. La recensione
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Da 5 Bloods: il film di Spike Lee disponibile su Netflix. La recensione

Da 5 Bloods racconta di un gruppo di reduci neri del Vietnam che cinquant'anni dopo torna a Saigon per recuperare un carico di lingotti d'oro

Da 5 Bloods: il film di Spike Lee disponibile su Netflix. La recensione

Da 5 Bloods racconta di un gruppo di reduci neri del Vietnam che cinquant'anni dopo torna a Saigon per recuperare un carico di lingotti d'oro

Da 5 Bloods su Netflix
PANORAMICA
Regia (3.5)
Interpretazioni (2)
Sceneggiatura (2.5)
Fotografia (2.5)
Montaggio (2.5)
Colonna sonora (3.5)

Nella carriera di Spike Lee si incrociano due modi di fare cinema che rispondono probabilmente anche a due diverse aspirazioni. Da un lato ci sono i film più sperimentali,  che possiamo ricondurre al capo d’opera Fa’ la cosa giusta e che riportano segni di stile che con il tempo si sono fatti riconoscibili, definendo il profilo dell’autore: i monologhi che bucano la quarta parete, la messa in scena iperrealista con un uso brutale dei colori, il compendio storico-fotografico come ipertesto e punteggiatura dei racconti di finzione. Dall’altro ci sono invece i film più commerciali e formalmente controllati, in cui la politica comunque si infila (non esiste uno Spike Lee apolitico, come non ne esiste un Ken Loach) ma diciamo “a rimorchio” dello spettacolo di genere. Della seconda categoria fanno parte ovviamente i film più popolari del regista, come Inside Man o BlacKkKlansman.

Questo per dire che la tecnica e la sensibilità di Spike Lee non possono essere messi in discussione a causa di un film come Da 5 Bloods – Come fratelli, che senz’altro appartiene al primo filone e si prende il rischio di usare una grammatica a tratti respingente per creare uno strano ibrido, una storia western innestata in un contesto da film bellico.

I cinque “Blood” del titolo sono altrettanti soldati neri che hanno combattuto la guerra del Vietnam; quattro sono sopravvissuti mentre uno, “Stormin’” Norman, il più istruito e consapevole politicamente – una specie di guida morale del gruppo -, è morto in battaglia. Quasi cinquant’anni dopo i quattro reduci fanno ritorno negli stessi luoghi per recuperare una cassa piena di lingotti d’oro seppellita nella giungla; ma anche per riportare a casa i resti del compagno e chiudere i conti con il passato.

Già nelle prime scene, quando i quattro protagonisti si ritrovano alla reception di un albergo di Ho Chi Minh City (l’ex Saigon), assistiamo a una serie di scavalcamenti di campo che anticipano quanto vedremo poi, ovvero un film in cui la macchina da presa viene usata in modo sconcertante, come se tra il punto di vista ideologico – netto – e quello estetico – quanto meno vago – ci fosse una separazione che sono poi i personaggi a dover ricucire, con i loro monologhi e i loro atti di eroismo senile, cioè con azioni e parole decisive.
La fotografia e il formato del film è a sua volta tripartito tra il presente, i flashback (4/3, con immagini molto sgranate) e le riprese effettuate con una piccola telecamera da uno dei membri del gruppo. Non solo, l’età stessa dei personaggi è oggetto di incertezza, ad esempio uno di loro ritrova una donna con cui aveva avuto una relazione all’epoca, questa nel presente dovrebbe avere quasi 70 anni, e invece ne dimostra poco più di 50.

Come detto è più che lecito sentirsi sconcertati di fronte a una tale confusione di stimoli, tanto più che lo sviluppo della storia prende deviazioni improvvise, alterna toni da commedia e da dramma, sterza in territorio action, romantico, thriller.
Un film così sbrindellato e poco compatto non può lasciare soddisfatto il pubblico che ama lo Spike Lee più mainstream e difficilmente supererà la prova del tempo, finendo a prendere polvere nelle retrovie del catalogo Netflix come accaduto con i Coen e La ballata di Buster Scruggs.
Però ribadisce l’energia creativa di un grande autore, la sua capacità di anticipare le scosse sociali (in questo caso il movimento Black Lives Matter, protagonista di una parentesi nell’epilogo della storia) e la sua volontà intatta di coprire punto a punto la storia sommersa dei neri d’America. 

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