Deadpool: la recensione di Lello
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Deadpool: la recensione di Lello

Deadpool: la recensione di Lello

Come girare un cinecomic uscendo dagli schemi? Uscendo dallo schermo.
La forza di Deadpool sta proprio in questo: una trama semplice e lineare (lui ama lei, lei gli viene portata via, lui salva lei affrontando un malvagio che li tiene divisi) trasposta sul grande schermo in un modo originalissimo e sempre coinvolgente. Dalla rottura della quarta parete all’autoironia del protagonista (“Mi chiedo se la produzione non abbia abbastanza soldi per permettersi altri mutanti”), dai titoli di testa al “cameo” finale, tutto è studiato per sorprendere e divertire senza ricorrere a battute banali o cliché.
Ma al di là delle scelte registiche, che comunque portano una ventata di novità nella Casa delle Idee, quello che rende Deadpool un film eccezionale è l’umanità del personaggio. In fondo, Wade è uno di noi: non ha un compito di portata globale (salvare il mondo o i mondi) che lo forza a tirare fuori l’eroe dentro di lui, ma vuole semplicemente ritrovare la sua donna perseguendo gli istinti più primordiali, l’amore e la vendetta. Inoltre, la sua tendenza a comunicare ogni suo pensiero (che sia il nuovo piano o l’ultima fantasia erotica) al pubblico e alla coinquilina ricorda l’abitudine tanto criticata della giovane mutante a postare incessantemente i dettagli della sua vita su internet. Wade Wilson è dunque a tutti gli effetti un figlio dei social network del XXIo secolo.
Infine, a contribuire al successo del film è il nuovo ruolo affidato al pubblico. Rotta la quarta parete lo spettatore non può più limitarsi a seguire passivamente la storia, ma assume un ruolo attivo nell’avventura come interlocutore dell’eroe. Comunicando direttamente con noi, Deadpool ci porta al suo livello legandoci emotivamente alla storia e al personaggio.
Il film, dunque, si staglia rispetto alla sfilza infinita di Blockbuster della MARVEL e della DC confezionando un piccolo gioiello sia dal punto di vista tecnico che estetico. Forse l’uso di un linguaggio forte può allontanare gli spettatori più sensibili, ma è indispensabile per costruire l’immagine di un eroe a tutti gli effetti fuori dagli schemi.

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