La visione di “Devil’s Knot – Fino a prova contraria” lascia lo spettatore con l’amaro in bocca. Sia in senso positivo che negativo, purtroppo.
Il film racconta una vicenda realmente accaduta vent’anni fa in una sperduta cittadina nell’Arkansas, quando gli omicidi di tre bambini di otto anni sconvolgono la comunità fortemente religiosa (e bigotta) del posto. Tutti, inclusa la polizia, sono convinti che dietro queste morti ci siano dei riti satanici e in assenza di sospettati vengono arrestati e processati tre adolescenti colpevoli di ascoltare musica heavy metal, vestirsi di nero e di aver letto i libri sbagliati. Tutto ovviamente in assenza di prove.
Quando prima parlavo di amaro in bocca in senso positivo, parlavo proprio di questo. Il film riesce nell’intento di trasmetterti quell’amarezza causata dai fatti narrati. La gente ha paura e la polizia deve trovare il colpevole. O almeno qualcuno che possa sembrarlo. E così da una tragedia ne scaturisce una forse addirittura più grande: un vero e proprio complotto giudiziario ai danni di tre innocenti.
Peccato che il regista abbia deciso di puntare sul dramma familiare della madre di uno dei bambini assassinati, interpretata da una Reese Witherspoon non all’altezza. Personaggio che andava abbandonato subito dopo la morte dei bambini e che invece assilla lo spettatore con le sue visioni notturne del figlio morto. Tanto tempo sprecato che poteva invece essere utilizzato per rendere utile l’altro protagonista del film, ovvero il detective, un Colin Firth sottotono. Non che di tempo non ne abbia, ma si ha l’impressione che alla fin fine non abbia scoperto proprio niente. Bel detective. Nel cast anche Dane DeHaan, che non lascia il segno (va detto anche a causa della poca rilevanza del suo personaggio).
Nota di merito invece per lo sconosciuto James Hamrick, che interpreta uno dei tre ragazzi processati. Riesce a non cadere nel cliché del metallaro satanista ribelle a cui non frega niente della società, lasciando trasparire la paura e la progressiva perdita di sicurezza con il suo semplice sguardo. Talento da tenere d’occhio.
“Devil’s Knot – Fino a prova contraria” vanta le solide fondamenta di una storia interessante per quanto tragicamente vera, però lascia dentro la sensazione di un’occasione sprecata. Si poteva fare meglio.
Devil’s Knot – Fino a prova contraria: la recensione di paulinho
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