Die Hard - Un buongiorno per morire: la recensione di ale5b
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Die Hard – Un buongiorno per morire: la recensione di ale5b

Die Hard – Un buongiorno per morire: la recensione di ale5b

Bruce Willis è John McClane, John McClane è Die Hard, Die Hard è pura azione. Il tutto si riassume in una scena: l’eroe che si lancia fuori da un palazzo semi demolito mostrando il dito medio all’elicottero che un attimo dopo va a schiantarcisi addosso. McClane è un’istituzione, Bruce Willis la sua fortuna hollywoodiana.

E’ il secondo capitolo moderno della saga dopo quello di Len Wiseman. Tramandare alle nuove generazioni John McClane non è cosi facile come ci si aspettava. Eroe indiscusso, personalità folle che ha fatto del carisma e dell’ironia i suoi cavalli di battaglia, dell’immortalità il suo superpotere. La metamorfosi temporale si avverte appieno, soprattutto visto la tendenza a tentare di ammorbidirne il personaggio con i rapporti personali padre – figlio/a. Bruce invecchia, certo, ma mettetegli un fucile in mano e qualsiasi pensiero sparisce in un attimo.

Die Hard – Un buongiorno per morire targato John Moore è questo. C’è un introduzione alla trama tanto veloce quanto basilare, una presentazione del nostro eroe al limite dell’imbarazzo con qualche fredda battutina che lascia posto solo a commenti schivi. “John non è più quello di una volta”, ci si ripete. Su uno sfondo di Mosca rappresentato come la Salerno-Reggio Calabria, la curiosità verso la prima missione estera di McClane premette un pensiero sul film: se è caratteristica del personaggio trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato, lo svolgimento frenetico della trama lascia pensare all’opposto, che sia anzi Maometto che va alla montagna. Jack, suo figlio, viene arrestato nella capitale russa dopo aver commesso un omicidio. John non ha rapporti con lui da troppo tempo ma l’amore paterno non può far si che venga abbandonato al suo destino. La partenza per la Russia è doverosa e trovarsi in un intrigo politico di proporzioni colossali è ancor più inevitabile. Tanto assurdo (persino per un Die Hard) al punto che tutto, fino al contorno, sembra costruito su misura per John McClane. La trama è sempliciotta, essenziale. Non c’è nemmeno un vero villain come a dire: largo spazio all’avvicendamento tra padre e figlio. Jai Courtney, appena visto in Jack Reacher, è ben predisposto per l’action. Fisico statuario, sguardo da duro, regge bene il ruolo di Mclane Jr e, proprio come il padre, gli è difficile lasciarsi andare al sentimentalismo. Già, ma tutto questo che ci frega a noi?

Si, perchè Die Hard vale la visione solo per una cosa: l’azione. Un’ora e mezza di durata sembra poca, ma ne avrete abbastanza. Basta un quarto d’ora, solo un quarto d’ora, e John è già, neanche a dirlo, in mezzo ai guai. Inseguimenti, sparatorie, palazzi distrutti, salti nel vuoto e battute sarcastiche. Ecco Die Hard! Passano i minuti e tutti i pensieri negativi vengono spazzati via dalle scene esagerate. Non ci si ferma più. La storia si sviluppa a check point, passa da livello a livello. John non si limita a prendere in mano la situazione ma si fa braccio destro del figlio aprendogli la strada a suon di pallottole. Il loro rapporto riprende a pari passo con lo svolgimento, fino allo spettacolare scontro finale nientepopodimeno che all’interno della carcassa di Chernobyl.

E’ vero, Die Hard è ormai uno spartiacque. Piace, e tanto, ai fan accaniti della serie (bei tempi quelli di McTiernan!) e lascia indifferenti chi di John McClane ne ha sentito parlare qua e la. Di comune accordo c’è da dire che lo stampo action del film è piuttosto elevato e stilisticamente (americanamente) superlativo. Due o tre sequenze sono pura gioia per gli occhi. Bruce Willis nè è la fortuna in tutte le forme e dopo un inizio in sordina, il suo carisma risorge ancora una volta imperioso. Poi si, la trama è quasi ridicola, non c’è nemmeno un cattivo degno dei vari Alan Rickman o Jeremy Irons, i colpi di scena sono prevedibili e l’assurdo è troppo assurdo ma che ce ne frega? Un Buongiorno per Morire è un film da cinema e pop corn. Punto.

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