Django Unchained: la recensione di Matelda Giachi
telegram

Django Unchained: la recensione di Matelda Giachi

Django Unchained: la recensione di Matelda Giachi

C’è poco da dire, Tarantino è un genio e “Django Unchained” è un capolavoro.

Tutto ha inizio con l’incontro tra Django, uno schiavo nero, e il suo liberatore, il dottor King Schultz (Christoph Waltz), cacciatore di taglie che si finge dentista e che viaggia su un carretto sormontato da un enorme dente molare ondeggiante su di una molla.
I due stringono un patto: Django aiuterà nel suo lavoro il dottor Schultz fino alla fine dell’inverno, al termine del quale egli, a sua volta, aiuterà Django a ritrovare la moglie.

Una prima parte brillante e un po’ folle, in cui il periodo storico che precede la guerra civile americana viene dipinto con tagliente ironia (epica la scena che vede protagonista il Ku Kux Klan), scandita a suon di risate e dominata in maniera assoluta dalla straordinaria performance di Christoph Waltz.
Con l’ingresso in scena di Leonardo DiCaprio cambia il tono, l’ironia non scompare ma viene attutita in favore del prendere corpo della vicenda vera e propria.
Ma soprattutto Waltz non regna più incontrastato sulla scena: DiCaprio non solo gli tiene testa, ma risponde con un’interpretazione da brivido.
Lo schermo si fa ring di un duello di scherma e ogni frase pronunciata da questi due titani del cinema è una stoccata.
Ovvia e inevitabile la nomination all’Oscar per l’uno, scandalosa e inspiegabile quella mancata per l’altro. Viene davvero da chiedersi per quale ragione l’Academy si ostini a non dare alcun tipo di riconoscimento ad uno dei più grandi attori oggi esistenti.

L’ultimo quarto d’ora da tagliare: altro non è che un fiume di sangue alla Tarantino, inutile ai fini narrativi, talmente tutto uguale e prolungato, che passa dall’essere firma caratteristica del regista ad appendice noiosa. Ne bastavano 3 minuti, oltre è una forzatura che stona.

Ottima prova anche per Jamie Foxx e Samuel L. Jackson.
Sceneggiatura geniale come il suo autore.
Musiche straordinarie: dico solo “Morricone”, non credo vi sia necessità di aggiungere altro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA