Le mani sul volante, gli occhi fissi sulla strada, i nervi saldi, il piede pronto a spingere sull’acceleratore. Il misterioso protagonista di Drive è un fuoriclasse, capace di prodezze inimmaginabili alla guida. Uomo taciturno e determinato, alterna il lavoro in officina a quello di stuntman trasformandosi, all’occorrenza, in autista per rapine. Non sbaglia un colpo, così come sembra non sbagliarne uno il suo interprete, Ryan Gosling, astro in continua ascesa (Le idi di marzo; Crazy, Stupid, Love), diretto questa volta da un altrettanto impeccabile Nicolas Winding Refn. La vita del pilota sembra arrivare a una svolta quando conosce Irene (Carey Mulligan) e suo figlio Benicio, riscoprendo sentimenti profondi e autentici che lo porteranno a scegliere di aiutare la ragazza e la sua famiglia mettendo a repentaglio la propria stessa vita.
Fulmineo e laconico, Driver è un eroe moderno, capace di assurda brutalità e di generosa dolcezza, è un uomo ricco di contraddizioni come lo è la nostra epoca. Rappresenta perfettamente l’ambigua natura che contraddistingue la razza umana: è spietato con i suoi nemici e premuroso con chi ama (di grande tenerezza la scena in cui porta in braccio il piccolo Benicio avvolto nel suo giubbotto). Refn ci regala un affascinante cult, arricchito da una colonna sonora di grande impatto (splendida, in particolare, nel testo e nella musica “A real hero”) e da trovate originali, come la scelta rosa fluo per i titoli di testa e l’innovativa inquadratura in soggettiva dal posto di guida. Gosling, da parte sua, dà vita a un personaggio unico con un’intensità espressiva alla Clint Eastwood e una profondità interiore alla De Niro in Taxi Driver. Imperdibile.