Diversità, pregiudizi, giustizia, paternità e amicizia. Sono questi i temi intavolati da David Charhon (regista emerso dal mondo degli spot ora al suo secondo lungometraggio cinematografico dopo Cyprien) in Due agenti molto speciali, commedia poliziesca che omaggia i buddy movie degli anni Ottanta e Novanta, di cui intende ribaltare i cliché per mostrare retroscena e intimità della vita dei protagonisti.
Due sono le sue principali fonti d’ispirazione per la creazione e l’interazione dei suoi due nuovi eroi, interpretati da Omar Sy (il badante di Quasi amici) e Laurent Lafitte: l’Eddie Murphy di 48 ore e della serie Beverly Hills Cop e il Jean-Paul Belmondo di Joss il professionista. Ai due popolari piedipiatti del grande schermo l’autore fa esplicito riferimento per l’intera durata della messinscena per dare vita ai suoi due eroi, che parlano come i “maestri” e addirittura dei loro maestri. Si vestono come loro, ammirano le loro gesta in tv e li venerano anche in camera da letto, dove sulle pareti campeggiano poster a grandezza naturale. E il gioco del rimando funziona piuttosto bene e diverte per qualche sequenza. “L’operazione nostalgia” si impregna di metacinema e aggancia lo spettatore, pronto a lasciarsi condurre dal regista in una carrellata di ricordi e ammiccamenti, con la speranza che portino da qualche parte, che l’intento di decostruire certi cliché non sia fine a se stesso e a una risata estemporanea. E, invece, l’esca perde presto il sapore, tradendo le aspettative del pubblico.
L’obiettivo di “scoprire” i due agenti e smascherarne e ribaltarne gli stereotipi non regge perché ha fragili basi.
Charhon cerca di contestualizzare il più possibile l’universo dei suoi due protagonisti, un poliziotto in carriera di Parigi e un agente di periferia/ragazzo padre, costretti a collaborare e a conoscersi in seguito a un omicidio. Il forzato lavoro di squadra rappresenta l’incontro di due poliziotti, ma soprattutto di due culture e due mondi agli antipodi, carichi di pregiudizi reciproci, sullo sfondo di una Francia vessata dall’emergenza sociale e dalle divisioni.
Il regista, dunque, imbastisce per ognuno una piccola storia, mixando dramma, azione e umorismo, riuscendo però solo a sfiorare le atmosfere ricercate e a delineare appena i caratteri di Sy e Lafitte. Che avrebbero avuto il potenziale e l’affiatamento necessari per gestire un progetto più compiuto, ma finiscono ingabbiati negli steotipi che avrebbero dovuto smantellare, a causa di una guida maldestra. In particolare, viene sprecato il naturale carisma di Omar Sy, qui imprigionato nelle gag alla Quasi amici.
Il film rimane un’opera incompiuta, che cerca di coniugare comicità, introspezione, temi sociali e azione nella cornice del citazionismo. Che da originale spunto di partenza si trasforma in una trappola per mancanza di accuratezza e incontinenza tematica.
Leggi la trama e guarda il trailer del film
Mi piace
Il carisma e il talento di Omar Sy.
Non mi piace
Il film è un’opera incompiuta, che non riesce a gestire le troppe tematiche imbastite e a coniugarle con l’operazione-omaggio ai buddy movie polizieschi degli anni Ottanta.
Consigliato a chi
Ama Omar Sy e vuole assistere alle sue ultime prove europee prima del debutto hollywoodiano.
Voto
2/5