Dunkirk: la recensione di Cristian_90
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Dunkirk: la recensione di Cristian_90

Dunkirk: la recensione di Cristian_90

Christopher Nolan non riesce proprio a deludere la platea perché, come pochi registi al mondo, le sue esigenze e quelle del pubblico collimano. Nolan è insieme l’attrazione principale e il pubblico in trepidazione, la risposta alle richieste emotive e visive più profonde. Il regista britannico, con Dunkirk, realizza un film che è al di sopra della mera etichettatura di genere e che si manifesta come esperienza totalmente immersiva e ansiogena, che fa del tempo e degli elementi naturali i vessilli di un ennesimo successo destinato a durare e a resistere all’inesorabile trascorrere degli anni.
Dunkerque, Francia, maggio 1940. L’esercito tedesco ha ormai accerchiato quello inglese, costretto con 400 mila uomini sulla spiaggia della cittadina e pronto a evacuare. L’operazione di recupero prevede anche l’utilizzo di imbarcazioni civili mentre l’unica arma a disposizione dell’esercito sono gli aerei Spitfire. Il resto è storia.
La tensione nel nuovo film di Nolan, Dunkirk, è palpabile sin dai primi fotogrammi che vedono protagonista il giovane personaggio di Fionn Whitehead (Tommy) che scappa all’interno della deserta cittadina, in preda al fuoco nemico. Inglesi e Francesi, alleati, provano a difendersi dal nemico tedesco che di fatto è invisibile, mai mostrato, una presenza che, come una imperscrutabile voce che echeggia all’interno di una caverna profonda, ti avvolge, ti circonda ma a cui non si riesce a dare un volto. Il concetto di accerchiamento viene concettualizzato da Nolan che affida le cause della disfatta ad una forza eterea, intoccabile e quindi, di fatto, invincibile. Bastano pochi minuti perché la cinepresa si affacci sullo spazio immenso della spiaggia di Dunkirk, dove quasi 400 mila anime inglesi attendono gli aiuti necessari per poter tornare in patria e scampare alla morte. Da questo momento la musica avvolgente di Hans Zimmer accompagna da co-protagonista i nostri personaggi. La colonna sonora pressoché incessante di Zimmer fa le veci dei dialoghi, sulla spiaggia pressoché assenti, e il costante e ritmico ticchettio di un orologio invisibile ma presente negli animi dei soldati che contano con ansia i minuti, le ore, i giorni che li separano da casa, fa prendere coscienza nello spettatore della precarietà della situazione. Tre sono le ambientazioni scelte dal regista, tutt’e tre rappresentano altrettanti elementi: terra, aria, acqua. Se sulla terra abbiamo dunque le truppe da salvare, in cielo ci sono tre Spitfire, fuoco di copertura della ritirata, mentre in mare si segue la vicenda di un peschereccio civile partito dalle coste britanniche, pronto a dare rifugio a quanti più soldati possibile. Tre le ambientazioni e altrettante sono le linee temporali di cui Nolan è sempre stato innamorato. Come in Inception (2008) e Interstellar (2014), Nolan si diverte a modellare il tempo come creta e quel che ne viene fuori è un insieme di ansia e coinvolgimento fuori dal comune, che solo un regista dal talento sconfinato e innamorato delle emozioni viscerali può creare. I tre tempi di narrazione mostrati attraverso il montaggio alternato sono destinati, ovviamente, ad incrociarsi e più si avvicinano tra loro maggiore è il grado di immersione dello spettatore nelle vicende dei personaggi di cui si cerca di far vivere, per quanto possibile, lo stato di tensione e paura che, in un’ultima analisi, stimolano una presa di coscienza personale degli eventi storici. Esemplare è il trattamento di alcune vicende viste da prospettive diverse che ingannano, sospendono il giudizio e infine chiariscono. Totalmente coinvolgenti sono le soggettive e semi soggettive dei piloti degli Spitfire e non da meno si dimostrano i giochi con la cinepresa immersa nelle acque marine con i poveri soldati in cerca di vie di fuga o, ancora, quando, sempre come i soldati, ballonzola a pelo d’acqua alla ricerca di ossigeno. In Dunkirk vincono le emozioni umane, quelle primordiali che scaturiscono da situazioni di panico e pericolo immediato: gesta altruistiche, e non, si alternano durante l’ora e tre quarti di spettacolo, persone comuni che cercano di salvare la propria vita a tutti i costi, contravvenendo, nel bene e nel male, alle futili regole scritte da chi se ne sta in poltrona a decidere del destino di giovani vite.
Il cast e i personaggi
I personaggi in Dunkirk, diversamente dal solito, mancano di un passato e di una caratterizzazione definita. Ciò che conta e che lega lo spettatore ad ogni potenziale sopravvissuto è la condizione presente, quanto mai vacillante e che da un momento all’altro può crollare.
Fionn Whitehead: Tommy
Personaggio principale delle vicende legate alla spiaggia della cittadina francese, Tommy è uno dei milioni di giovanissimi coinvolti nel secondo conflitto mondiale. È dunque un ragazzo come tanti, che in una situazione di pericolo cerca di salvare a tutti i costi la propria vita non rinunciando all’umanità e ai propri sogni per un futuro lontano dal campo di battaglia e da vivere in pace. Voto: 7 e mezzo
Tom Hardy: Farrier
Espressivo anche con una maschera costantemente al volto (come il suo Bane ne Il cavaliere oscuro – Il ritorno), il Farrier di Tom Hardy è il pilota di uno dei tre Spifire destinati ad abbattere gli aerei nemici che cercano di raggiungere la spiaggia di Dunkirk per sterminare gli inglesi accerchiati. Farrier rappresenta perfettamente il soldato che adempie ai suoi compiti, che si sacrifica e mette a repentaglio la propria vita per salvarne numerose altre. Voto: 8
Mark Rylance: Mr. Dowson
Mr. Dowson incarna la figura del padre che va in soccorso dei suoi figli in pericolo. Il personaggio di Rylance, sprezzante del pericolo, decide di prendere il suo peschereccio e partire alla volta della guerra per trarre in salvo i suoi compatrioti. Un non velato senso di colpa affligge Mr. Dowson che fa parte di quella generazione che decide di mandare a morire dei ragazzi e quindi, seppur indirettamente, si sente responsabile nei confronti di quei poveri giovani uomini. Voto: 8
Dunkirk è un piacere per gli occhi e per i sentimenti. Il ritmo lento, poi frenetico e di nuovo lento è sempre, costantemente, coinvolgente grazie a musiche e riprese che creano un’atmosfera di pieno realismo. In molti attendevano Nolan al varco con questa che era considerata la sua prova del nove, il primo confronto con un tema storico. Non solo Nolan ha superato brillantemente il difficile compito ma ha consegnato al mondo, ancora una volta, un’opera imperdibile.

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