Ha una giacca nera e una camicia rossa. Guida un maggiolone.
Alcuni dei “tratti distintivi” di Dylan Dog ci sono, ma non bastano per portare adeguatamente sullo schermo la vera figura dell’indagatore dell’incubo.
Di sicuro una delle figure più belle del mondo dei fumetti, un capolavoro come Dylan Dog totalmente storpiato.
Non si può fare un fumetto al cinema, ma dato il prodotto finale non credo avrebbero avuto nemmeno troppi problemi a restare fedeli alla trama.
Le sole due volte che fanno dire a Brandon Routh “Giuda ballerino” mi sembra che vogliano omaggiare il fumetto, quando più che omaggiarlo dovrebbero trasporlo degnamente, mentre sembra quasi che se ne vogliano distanziare. Ci aggiungono anche un personaggio chiamato “Sclavi” (storico creatore del fumetto) che non dura più di due minuti.
Il peccato che come film di serie B, se vogliamo, non è neanche troppo male, per questo ritengo che con una maggior fedeltà alla storia sarebbe stato davvero bello.
Non c’è nemmeno una componente splatter e l’ironia degli attori sembra forzata, l’unica cosa che ricorda i fumetti è il montaggio che fa entrare una scena dopo l’altra, ma anche così pare sia un qualcosa di forzato e non funzionale.
Brandon Routh è un muso lungo e piatto, a volte mi è sembrato che la testa fosse sproporzionata a tutti quei muscoli.
Una nota positiva è la bellezza di Anita Briem, che però non aiuta di certo il film.
Ahimè, manca pure Groucho, sostituito da l’assistente Marcus.
I vampiri e i licantropi sono usciti direttamente da Underworld, gli zombi dai vari Resident Evil…qualcosa di veramente nuovo non c’è, anche se da un fumetto come Dylan Dog se ne poteva ricavare eccome.
Rimane solo un filmetto carino, senza che però ti lasci nulla, nato dalla corrente filo-vampiresca di questi tempi.
Un’occasione sprecata. E speriamo non ne facciano l’ennesimo sequel.