Vi è mai capitato, a una festa del liceo, di incrociare lo sguardo di una ragazza assai bella e non riuscire neanche a rivolgerle la parola, figuriamoci invitarla a uscire? Se sì, probabile soluzione da voi adottata: bere molto, parlare con i vostri amici per trovare il coraggio di fare il grande passo, bere ancora un po’. Soluzione adottata invece da Angelique (Isabelle Carré), la quale più che problemi di timidezza ha una vera e propria sindrome: rivolgersi agli “emotivi anonimi”, calco in salsa melensa dei più seri alcolisti anonimi. In sostanza, si tratta di riunirsi in una stanza insieme ad altre persone patologicamente insicure e sfogarsi, tra lacrime, sguardi bassi e silenzi imbarazzati. Scelta radicale e un po’ inquietante, ma necessaria, dal momento che Angelique ha appena ottenuto il sospirato posto di lavoro in una cioccolateria (e dove se no?), e il solo pensiero di dover comunicare con il suo capo Jean-René (Benoît Poelvoorde) la angoscia. Se solo sapesse che pure lui…
E qui ci fermiamo, per non rovinarvi la sorpresa. Che comunque, nel caso di Emotivi anonimi, tanto sorprendente non è: siamo dalle parti della storia romantica alla francese – e quindi sostituite pure “romantica” con “sdolcinata” –, tra protagoniste svampite e canterine, colori ipersaturi e fisarmonica come sottofondo costante. Se state pensando ad Amélie Poulain, però, siete fuori strada: il nuovo film di Jean-Pierre Améris è privo di ironia e leggerezza, fatta salva una strepitosa scena al ristorante che pare preludere a una spassosa commedia degli equivoci in stile La cena dei cretini/Omicidio in Paradiso. Illusione subito spezzata dal precipitare del film in un vortice di buoni sentimenti così calcati da rendere difficile l’empatia con i protagonisti. E neanche l’espediente della “storia normale recitata da gente normale” funziona, per colpa della faciloneria con cui sono trattate situazioni complesse come la timidezza patologica e il rifiuto delle relazioni stabili. L’unico risultato è trasformare in macchiette quelli che dovrebbero essere dei signor nessuno in cui eventualmente identificarsi.
L’obiettivo di Emotivi anonimi è lodevole: lanciare un messaggio di speranza agli insicuri. «Da qualche parte nel mondo» dice il film «esiste la vostra anima gemella, che vi capirà e vi aiuterà a superare ogni ostacolo». Ma non basta: serve una scrittura brillante per sorreggere un’ora e mezza di film che parla di imbarazzo, e non una sequenza di quadretti scollegati (la prima notte di sesso, le telefonate silenziose). E poi, fateci concludere con una considerazione e un appello: l’associazione cioccolatini/romanticismo ha stufato. È ora di inventarsi qualcosa di nuovo.
Mi piace
Qualche gag azzeccata.
Non mi piace
La banalità dell’approccio all’argomento. L’assenza o quasi di struttura narrativa. Non viene data alcuna spiegazione /o giustificazione alla timidezza patologica dei protagonisti, che risultano quindi figure bidimensionali e caricaturali.
Consigliato a chi
Non soffre di diabete o carie e vuole godersi un po’ di romanticismo alla francese.
Voto: 2/5
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