Gli Eterni sono eroi immortali che hanno vissuto nell’ombra per migliaia di anni. A seguito degli eventi di Avengers: Endgame, una tragedia inaspettata li costringe a tornare a mostrarsi per unirsi e combattere il nemico più antico dell’umanità, i Devianti. Se lo slittamento di Shang-Chi, ultimo cinecomic Marvel uscito nelle sale, è geografico, quello di Eternals è storico, visto che i suoi protagonisti sono immortali che camminano sulla Terra dall’alba dei tempi.
Dovevano arrivare subito dopo Black Widow, ma poi l’ordine di uscita è stato rivoluzionato. Diretto da Chloé Zhao, fresca di Oscar per Nomadland, Eternals reinventa all’insegna della rappresentazione delle minoranze i personaggi creati da Jack Kirby nel 1976, tra i più misconosciuti del Marvel Universe. Si tratta infatti del primo film di supereroi con una coppia gay, un personaggio coreano, uno pakistano e un non udente.
Girato diversamente dagli altri film Marvel, su molti set reali e con una macchina da presa libera di muoversi a 360° gradi, Eternals è il primo lungometraggio ad affrontare direttamente la cosmogonia di un universo pop amato e vastissimo e, al contempo, si sobbarca la sfida di intavolare per il pubblico globale un cinecomic dalla vasta portata filosofica. A essere scomodati nemmeno troppo sottobanco sono temi che riguardano la vita, la morte, la vita dopo la morte e il senso intimo e profondo di ogni appartenenza culturale, in perfetta sintonia con la valorizzazione dell’inclusività al centro dell’agenda della contemporaneità.
Eternals non è un film Marvel consueto né canonico, ma un punto d’incontro evidente tra la sensibilità di una delle registi indipendenti più apprezzate e cruciali del presente e la solidità produttiva dell’Universo Cinematografico della Casa delle Idee, la cui identità è ormai talmente consolidata da potersi concedere anche un passaggio così laterale e spiazzante, sulla carta e anche alla prova dei fatti, per espandere il proprio raggio d’azione e il suo peso nel panorama e nell’economia dei blockbuster odierni.
Se già Shang-Chi presentava dei tratti di diversità e discontinuità rispetto ai tradizionali film Marvel, Eternals lo fa alzando l’asticella delle ambizioni e dando vita a un’idea di spettacolo popolare e corale in cui la riflessione sulle origini dell’universo, Marvel e non, può andare agilmente a braccetto con scene d’azione assai potenti per coreografie, ideazione, resa espressiva e sense of wonder. Tra i personaggi a svettare è soprattutto Sersei, interpretata dall’attrice inglese di origine cinese Gemma Chan, la cui storia d’amore ultramillennaria con Ikaris (Richard Madden) occupa un ruolo indubbiamente centrale, mentre tra le altre figure la brillantezza di Kingo, interpretato dal comico Kumail Nanjiani, si affianca a presenza più ieratiche e cariche di tormenti e responsabilità, come l’Ajak di Salma Hayek e la guerra Thena, interpretata da Angelina Jolie, senza generare particolari frizioni o scollamenti.
È un film ecumenico in senso stretto, quello di Chloé Zhao, che si rivolge a spettatori di ogni angolo del globo, particolarmente cruciale in un momento di transizione dell’esperienza del cinema in sala come quello che stiamo vivendo. Tra le varie tappe geografiche c’è anche Babilonia: la metafora più efficace per restituire l’anima di un film di supereroi che è prima di tutto una riunione di famiglia, all’insegna di caos e fragilità, di esseri umani cosmici che hanno amato e si sono amati, rimanendo distanti dalle sorti degli uomini per necessità e imposizione dall’alto e non certo per capriccio.
Questa dimensione ultraterrena, tendente all’infinito eppure estremamente mortale nel suo coacervo di insoddisfazioni, carenze affettive, desideri non realizzati e frustrazioni, rende Eternals un film assai meno cattedratico, algido e staccato dalla concretezza dei corpi di quello che si potrebbe pensare a un primo sguardo. Rispetto ad altri Marvel movies c’è sicuramente, alla luce di tutto ciò, assai meno ironia, ma anche tante più sorprese: oltre a presentare dei personaggi alla base dei miti del mondo, da quelli greci a Gilgamesh, il film contiene anche una scena di sesso non esplicita ma comunque nient’affatto sfumata (una rarità per i titoli del MCU) e riflette sul senso delle immagini e del tempo con una varietà di riferimenti culturali che altri film Marvel magari non hanno (si veda ad esempio l’utilizzo, in apertura, di Time dei Pink Floyd).
Eternals è anche, a conti fatti, un film anti-Avengers: non perché la Marvel si sia messa a rinnegare i suoi eroi più celebri, celebrati e riconoscibili, ma perché ne rappresenta di fatto il controcampo, diventandone al contempo un origin story e un’altra faccia della medaglia: un’opera che gioca molto su silenzi, dialoghi cesellati con cura, dilatazioni e suggestioni, con un’idea di epica estremamente anti-convenzionale che fornirà ai fan del MCU una miriade di nuovi slanci e spunti inediti e, probabilmente, non replicabili in futuro in operazioni produttive più immediatamente decifrabili e di tutt’altro segno.
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