“Erano più che nemici, erano fratelli”. Nel 2° lungometraggio della Golino questo modo di dire, frutto delle più amar’e invariate esperienz’umane, appare nella penultima o terzultima scena e poi basta. Non serviva inserire lo scontro in un cancer movie, non serviva la schizofrenia del voler essere originali costellando il film di riferimenti cinematografici nuovi e classici (Özpetek e Sorrentino, Fellini, Scola e Monicelli), non serviva il lieto fine (di gran lunga preferibile un finale aperto), non servivano Scamarcio e Mastandrea usati ancor’una volta come maschere della commedia dell’arte, sempr’uguali a sé stessi e sempre fedeli ad analoghi ruoli (recitano o si limitano a portare sullo schermo la loro personalità? Troppo coraggio a invertire le loro parti?), non serviva confondere la commedia italiana con un buddy movie. Boh.
© RIPRODUZIONE RISERVATAEuforia: la recensione di Mauro Lanari
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