Il 2° biopic tratto da un libro di Jon Krakauer non riprende la romanticistica idealizzazione della natura quant’il 1° diretto da Penn, adattamento di “Nelle terre estreme” (“Into the Wild”, 1996) che s’apre con una didascalia citante Byron (“C’è un piacere nei boschi senza sentieri,/C’è un’estasi sulla spiaggia desolata,/C’è vita, laddove nessuno s’intromette,/Accanto al mar profondo, e alla musica del suo sciabordare:/Non è ch’io ami di meno l’uomo, ma la Natura di più”, cf. http://pds7.egloos.com/pds/200805/02/41/f0034841_481a8f505c8e9.jpg). “Everest” di Kormákur traspon’il successivo “Aria sottile” (“Into Thin Air”, 1997) ed è più interessat’alle motivazioni ch’inducono a imprese così estreme. Lo stesso Krakauer pone la domand’ai partecipant’alla scalata, ottenendo però solo risposte superficiali o evasive. Il regista sembra voler supplire a quest’omissis proponendo una sua tesi che mett’in bocc’al protagonista Rob Hall (interpretato da Jason Clarke) quas’all’inizio, a spedizion’appena cominciata: “Mangiamo e beviamo, perché domani si parte”, nell’ingles’originale: “Eat, drink and be merry, tomorrow we trek.” In ambedu’i casi si tratta d’una variante della frase biblica “mangiamo e beviamo, perché domani moriremo” (“Eat, drink, and be merry, for tomorrow we die”: cf. http://www.laparola.net/testo.php?versioni%5b%5d=C.E.I.&riferimento=Qoelet+8,+15;+Isaia+22,+13;+1Corinzi+15,+32 e https://www.biblegateway.com/passage/?search=Ecclesiastes+8%3A15%2C+Isaiah+22%3A13%2C+1+Corinthians+15%3A32&version=NKJV). La fras’è d’origine epicurea e ha sempr’indicat’un atteggiamento cinico e disperato verso l’esistenza. Niente di meglio per descrivere il modo di vita contemporaneo, secolarizzato, disillus’e disincantato, precario, “liquido”. Kormákur si ferm’alla sua rappresentazione (spettacolarizzata) senza giudizi né critiche valoriali: fors’un pregio, fors’un difetto. Di cert’il film è un kolossal genere disaster-survival movie, la cui coralità è controbilanciata da incursionistic’inserti nella familiaristica privacy d’un paio di personaggi con l’ennesim’apologia del “the life must go on”: mort’un padre, nasce una figlia (il fotogramma conclusivo è dedicat’a lei, il futur’è salvo). La montagna più alta del mond’ha partorito un altro topolino piccolo piccolo.
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