Vi siete mai chiesti chi siano i veri cattivi della nostra epoca? Di come forse il pedagogista Jacques Rousseau potesse aver ragione, dichiarando che la cattiveria, l’essere malvagi, sia insito in ogni essere umano sin dalla sua nascita, e di come tutto venga contenuto solo dalle regole che una società si impone? Ebbene, in Evil Thinghs – Cose cattive, l’opera prima del regista Simone Gandolfo prodotta dalla Inside Production di Luca Argentero e Myriam Catania, l’animo umano e il suo lato oscuro emergono alla luce per essere giudicati e purificati, come in un versione di Saw ambientata nella nebbiosa provincia italiana.
La storia è quella di quattro ragazzi che partecipano ad un contorto concorso lanciato da un blog che si chiama, appunto, Evil Things: ognuno è chiamato ad inserire un video in cui riprende la cosa più “cattiva” che è in grado di fare. I finalisti si troveranno ad affrontare un’ultima prova nella residenza del “Maestro”, un tizio che si nasconde dietro una maschera, comunica attraverso un monitor, e tiene le redini di un perverso gioco al massacro in cui lui è giudice supremo. Ogni singola azione che avviene in questa casa-prigione viene filmata e messa in Rete, dove milioni di spettatori da tutto il globo seguono le avventure dei quattro, ignari del fatto che non si sta giocando. Anzi: in un modo sanguinario e crudele, ognuno verrà chiamato ad espiare i propri peccati.
Cosa si è disposti a fare pur di apparire? La domanda che pone Gandolfo, autore anche della sceneggiatura insieme a Debora Alessi, è proprio questa, insieme ad una riflessione su come la realtà virtuale e il perenne accesso alla connessione multimediale siano entrati nel nostro quotidiano, svestendoci di quelle che un tempo erano le nostre abitudini senza che ce ne accorgessimo. Sebbene la sceneggiatura si lasci andare a qualche ingenuità, comunque contestuale al genere d’origine, e i debiti con i modelli (Saw e My Little Eye soprattutto) siano evidenti, la pellicola si avvale di un’ottima prova attoriale di tutto il cast – fresco, giovane e talentuoso, con un cattivo d’eccezione come Pietro Ragusa – e di un ottimo lavoro su fotografia e color correction. Senza contare l’uso intelligente delle location in aperta campagna, che danno a un prodotto dalle ambizioni internazionali un suo carattere distintivo legato al nostro territorio.
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Mi piace
La confezione di qualità. Le interpretazioni “energiche”, azzeccate dei protagonisti. Le location.
Non mi piace
I debiti della storia con alcuni film americani degli ultimi dieci anni sono molto chiari.
Consigliato a chi
A chi cerca un cinema italiano di genere a basso budget ma di respiro europeo.
Voto: 3/5
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