Faccio un salto all'Avana: la recensione di Alice Zampa
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Faccio un salto all’Avana: la recensione di Alice Zampa

Faccio un salto all’Avana: la recensione di Alice Zampa

Raccontare gli Italiani all’estero è sempre stato un argomento caro alla commedia di casa nostra. Dall’Alberto Sordi in viaggio attraverso l’Africa di Riusciranno i nostri eroi (1968) di Ettore Scola al più recente Italians (2009) di Giovanni Veronesi, per citarne alcuni. Questa volta la meta è Cuba, l’isola caraibica scelta da tanti vacanzieri nostri connazionali, dove Dario Baldi (regista di doumentari e videoclip) ambienta il suo lungometraggio di debutto al cinema. Protagonisti due fratelli “ritrovati” che più diversi non si può: lo spregiudicato ed egoista Vittorio (Francesco Pannofino), fuggito sei anni prima a Cuba fingendosi morto per lasciarsi alle spalle moglie, suocero e tutto il resto, e il bonario e remissivo Fedele (Enrico Brignano), vissuto sempre all’ombra del fratello e rimasto a mettere le pezze ai buchi lasciati da lui, tra debiti, moglie e gemelline che non sa nemmeno di avere. Scoperto l’inganno, Fedele corre a Cuba per riportare a casa il fratel prodigo che si barcamena con affari poco leciti insieme alla bellissima cubana Almadedios (Aurora Cossio). L’intenzione espressa dal regista di tenere il film distante dalla deriva cinepanettoniana riesce solo in parte. L’ambientazione caraibica e il marito fedifrago lontano da casa in una terra in cui le donne disponibili non mancano non diventa infatti pretesto per dare adito a situazioni volgari o i clichè cui ci hanno abituato i vari “Natale a”, ma la sceneggiatura non spicca certo per originalità e approfitta dei suoi protagonisti per sfornare una serie di gag gratuite. La coppia Brignano-Pannofino non convince e non funziona fino in fondo e i personaggi da loro interpretati sono al limite del macchiettistico. Il parallelismo con le immagini di loro bambini parte bene, ma finisce col risultare stucchevole e l’evidente libertà concessa alla loro capacità d’improvvisazione da pregio talvolta si tramuta in difetto. L’anima da one man show di Brignano emerge in molte scene allontanandolo dal suo personaggio più del consentito. L’esordiente colombiana Aurora Cossio riesce a bucare lo schermo e a risultare credibile, ma a rubarle la scena sono (nonostante il poco spazio) le comprimarie femminili un po’ “stilizzate” ma ben interpretate: su tutte la moglie isterica di Paola Minaccioni e la “bond girl” Isabelle Adriani.
Un film che non lascerà probabilmente nessun segno, ma che risulta gradevole e non scade mai nel volgare restando adatto a tutte le età.

Leggi la trama e guarda il trailer di Faccio un salto all’Avana

Mi piace
La scelta di non limitarsi a dipingere una Cuba da cartolina, dando spazio anche alla realtà poco glam dell’isola. Il cast di comprimarie femminili. La colonna sonora che sottolinea bene le diverse anime del film.

Non mi piace
La sceneggiatura scontata e alcuni passaggi stucchevoli (come le scene in cui Fedele canta stornelli romani improvvisandosi grande musicista).

Consigliato a chi
Ama le commedie leggere e ha voglia di “fare un salto a Cuba” senza pagare il prezzo del biglietto…

Voto: 2/5

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