Fallen: la recensione di Mauro Lanari
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Fallen: la recensione di Mauro Lanari

Fallen: la recensione di Mauro Lanari

Non c’è nulla di male in sé nei racconti di formazione femminile YA. Il male sta nell’approccio da res’incondizionata alla teologia negativa, all’etica della finitudine, alla “Flatlandia” postmoderna e al suo abnorme tasso di superficialità. Jane Austen ed Emily Brontë dietro a Bella Swan, Katniss, ‘Tris’ Prior, Lucinda “Luce” Price, col distopico spacciato per utopico e la deformazione per formazione. Lo sdoganamento del “chick flick” coll’aggravante della serialità, un “Twilight biblico”. La saga in 5 film “The Prophecy” (1995-2005) sembrav’una scemenza al di sotto del b-movie, m’al confronto va iper-rivalutato non fosse che per la presenza nei primi due capitoli d’uno come Walken. Idem per il pomposo Handke sceneggiatore del wendersiano “Il cielo sopra Berlino” (1987). “Coraggio, il meglio è passato” (Flaiano).

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