Son passati nove anni da quando orde di generazioni di ogni età e tempo si sedettero per la prima volta nelle sale cinematografiche mondiali, febbricitanti, nell’attesa di quello che presto si sarebbe plasmato in un fenomeno generazionale senza tempo, Twilight. Batticuori incompresi, fervori inattesi, lacrimoni luccicanti ad annacquare visi astanti di noi comuni spettatori. Nove anni, senza più avere l’occasione di provare un’equiparabile, seppur minima, ombra di trasalimento e di eccitazione. Fin al giorno presente. Una nuova scrittrice, un nuovo romanzo, un nuovo percorso di sentimentale commozione. Dalle ceneri della saga che ha scolpito cuori universali sorge una nuova fenice, “Fallen”.
Scott Hicks tesse cinematograficamente le fila di una narrazione paradisiaca ed infernale, che assurge a suoi protagonisti due giovani, di shakespeariano memento, Lucinda “Luce” e Daniel. Diciassette anni, incompresa e disorientata da macabre visioni che sfuggono all’umana comprensione, Luce entra in un inflessibile riformatorio per ragazzi con menomazioni psichiche e disturbi comportamentali, ignorando la reale identità della maggior parte di loro. Son angeli caduti dal cielo, a seguito di un ultraterreno scontro tra Dio e Lucifero, l’angelo corroso dal seme del maligno. Daniel, la causa del loro declino sulla terra, l’angelo ribelle, estraniatosi da ogni possibile presa di posizione, ha scelto di competere per qualcosa di gran lunga più impagabile, l’amore. Ora, parlare di un Blockbuster hollywoodiano risulterebbe ridicolmente stupido da parte mia. Un budget ridotto, effetti speciali minimi, attori esordienti. Ma, nel loro apprendistato, firmano una storia che lascia vagare le nostre menti e i nostri cuori nella sfera dei sogni. Anche quelli più corrosi dall’asprezza e dall’insensibilità che la società odierna ha contribuito a concretizzare. Se i baci potessero uccidere….Un unico bacio e Luce perde la vita. Si reincarna in una nuova esistenza, ed ogni diciassette anni Daniel è destinato ad innamorarsi nuovamente di lei, ripetutamente, in un circolo vizioso di passione e morte. A prima vista, suonerebbe come un tripudio di sciocchi adolescenziali sentimentalismi. Sì, può sembrare, per coloro che, arsi da una sete che non riescono a comprendere né, tanto meno, a soddisfare, si perdono nelle vane ricerche di una scintilla che possa infiammare le loro vite, cadute nel disuso e nella nullità. Dimenticando che soltanto un elemento definisce e contraddistingue la nostra umanità, l’amore. Inseguiamo ideali infernali, che tentano le nostre anime già deturpate da una perenne insoddisfazione; percorriamo mete indefinite, che non appagano e che rendono sempre più sordi e flebili i battiti del nostro cuore. Mentirei se dicessi che, nonostante tutto, assaporo ancora la speranza di un cambiamento futuro. E se dovesse apparire infantile assistere, con occhioni trasognati, ad un amore che esiste semplicemente sullo schermo di un film, allora dico beata infanzia. “Io ti amerò con tutto il cuore, in ogni vita, attraverso ogni morte. Non avrò altro legame che il mio amore per te”. E l’unica cosa che dovremmo augurarci è che, quando lo spettacolo giunge al suo termine e si riaccendono le luci, potessimo avere la fortuna di volgere i nostri sguardi ad un angelo al nostro fianco, che ci guardi e ci sorrida come se “guardasse l’alba e si stupisse”, che Dio ha lasciato cadere sulla terra per farci sentire al sicuro nell’abbraccio delle sue ali.