Quando una major cinematografica e un regista sono sintonizzati su due frequenze creative palesemente diverse, occorrerebbe una soluzione drastica. Uno dei due deve prendere posizione e dire “basta, grazie tante ma non ci sto”. Se 20th Century Fox e Josh Trank avessero diviso la loro strada all’inizio della produzione di Fantastic 4 – I Fantastici Quattro, probabilmente il reboot avrebbe almeno acquistato un minimo di senso, evitando di trasformarsi in un film che si è perso in partenza, senza più riuscire a ritrovare la sua strada.
La speranza che le critiche piovute addosso al cinecomic in America fossero esagerate c’era, ma se alla fine della visione ti ritrovi a rimpiangere Lanterna verde, qualcosa di sbagliato ci deve essere. E in effetti funziona pochissimo. Il problema più grande è la mancanza di equilibrio della narrazione: per più di metà film, l’attenzione è tutta per i protagonisti, che ci vengono presentati uno a uno. Reed Richards (Mr. Fantastic), i fratelli – lei adottata e di origine kosovara (!) – Sue Storm (la Donna Invisibile) e Johnny Storm (la Torcia Umana) e Victor Von Doom (Dr. Destino) emergono insieme alle loro personalità, ma Ben Grimm (La Cosa) viene lasciato colpevolmente (e senza ragione) ai margini, per poi essere trascinato bruscamente all’interno di quello che è l’incidente scatenante della storia, ossia il tragico viaggio interdimensionale sulla Zona Negativa, pianeta roccioso simile a Marte nelle cui viscere sembra scorrere Kryptonite liquida. Da lì torneranno solo Richards, Grimm e Storm, Doom viene inghiottito dalla “lava verde”.
Non tutto è da buttare, però, in questa prima parte: l’impronta sci-fi è accettabile e la reazione dei personaggi alla loro mutazione è credibile (c’è l’insopportabile senso di colpa di Richards per aver sconvolto la vita dei suoi amici e la triste condizione di Grimm, abbandonato a se stesso nei panni della Cosa). La sensazione è che questo sia il taglio voluto in origine da Trank, più realistico ed emotivo che fumettoso e ricco di effetti speciali. Ma all’improvviso quanto seminato sino a questo momento viene dimenticato e nella seconda metà del film il ritmo della narrazione accelera così tanto da risolvere ogni possibile conflitto in pochi secondi. Senza nemmeno rendercene conto ci ritroviamo davanti il Dr. Doom, un uomo di latta con luci al neon verdi sul corpo che fa esplodere le teste altrui col pensiero e inizia a risucchiare la Terra in un tunnel dimensionale collegato alla “sua” N-Zone. I quattro eroi intervengono e al grido di “insieme siamo più forti di lui!” lo sconfiggono. Effetti speciali? La Cosa e la Torcia Umana li promuoviamo, ma Mr. Fantastic sembra un goffo uomo di gomma. E in men che non si dica, titoli di coda e zero scene post-credit (ma a questo punto, chissenefrega).
Difficile definire ciò che si è appena visto quando le luci si riaccendono. Fossimo stati in Trank, avremmo fatto come Edgar Wright, che ha interrotto il suo rapporto con Ant-Man perché in continuo contrasto con il team creativo Marvel. Questi nuovi Fantastici Quattro avrebbero voluto essere qualcosa che alla fine non si è concretizzato, ma che comunque ritroverà spazio in un sequel già oggi in salita. Risollevarsi sarà un’impresa. Ma forse, chiamando Bryan Singer…
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Mi piace: la prima parte, che vorrebbe essere la più emotiva
Non mi piace: la sceneggiatura fa acqua da tutte le parti e l’action non è granché.
Consigliato a chi: crede nei miracoli e vuole smentire tutte le critiche piovute addosso al film.
Voto: 2/5