Buio in sala, titoli di testa: Dom Toretto e Brian O’Conner (Vin Diesel e Paul Walker, nel caso servisse) sgommano a velocità improvvide sui tornanti che abbracciano le colline di una paradisiaca isola a caso delle Canarie. Due ore e un quarto dopo, tra le strade illuminate al neon di una delle capitali del mondo – senza nome per evitarvi spoiler –, un’altra macchina sfreccia nel traffico, incurante della sicurezza dei passanti. Un’inchiodata, una sorpresa, ancora buio, titoli di coda, le luci che si riaccendono, un’unica idea fissa in testa: è ora che la saga abbandoni il vizio dei numerali progressivi e ammetta con se stessa che, dopo il quinto capitolo, Fast & Furious è diventato finalmente qualcosa d’altro. Dopo un primo capitolo divertente ma fin troppo legato allo zeitgeist – le corse clandestine avevano un senso nel 2001, meno nel 2013 –, due sequel dimenticabili e un quarto episodio che faceva solo intuire la voglia di sperimentare del vero padrone del franchise (Diesel, naturalmente), due anni fa, finalmente, Fast Five gettò la maschera e diede vita a uno dei migliori e più coraggiosi heist movie di questa generazione. E quindi c’era una sola strada da seguire per questo sequel: per dirla con gli Spinal Tap, alzare il volume a 11.
In Furious 6 – così, curiosamente, c’è scritto nei titoli di testa – tornano tutti quanti. La coppia Diesel-Walker, con tanto di neomamma signora Toretto (Jordana Brewster). Il collaudatissimo duo comico Tyrese Gibson/Ludacris: i loro siparietti, presi di peso da un buddy cop movie a caso degli anni Ottanta, potrebbero valere, come si dice, il prezzo del biglietto. La coppia etnicamente corretta Sung Kang/Gal Gadot, sempre più carini, sempre più innamorati. La new entry migliore che si potesse desiderare di rivedere, quel Dwayne Johnson che aveva dato una marcia in più a Fast Five e che qui si fa affiancare dall’ex atleta di MMA Gina Carano – ingessatissima, tranne quando si tratta di menare le mani. La famiglia è al completo, insomma, e per una volta non sta dalla parte del torto: la trama, esile ma tutto sommato non trascurabile e in grado di piazzare un paio di plot twist di classe, prevede che gli ex delinquenti si uniscano a Hobbs (Johnson) nella ricerca di un terrorista di nome Shaw, che ha il volto e il carisma di Luke Evans e come obiettivo lo sterminio di intere nazioni grazie all’uso di non meglio specificati congegni militari ad altissima tecnologia. Buttate nel frullatore anche l’inaspettato (circa: era già rivelato in una sequenza post-credits di Fast Five) ritorno di Letty Ortiz in Toretto (Michelle Rodriguez) e avrete gli ingredienti per la zuppa perfetta: buoni non troppo buoni, cattivi orribilmente cattivi, risate, botte, macchine veloci e un tocco di buoni sentimenti.
E perfetta, a conti fatti, la zuppa lo è, fatti salvi un paio di momenti di stanca nella parte centrale. Con Fast Five, Justin Lin aveva dimostrato di saper dirigere con creatività e sicurezza un gruppo di attori ipertrofici alle prese con sequenze d’azione estreme ai limiti del parossismo; in Furious 6 c’è tutto quel che c’era nel film precedente, solo elevato al cubo: più inseguimenti, più combattimenti corpo a corpo (segnatevi in particolare le parole “metropolitana di Londra”, in questo senso), più stunt folli, una sequenza finale da far crollare la mascella al centro della Terra. Il caos creativo di Lin è sempre al servizio dell’azione, con inquadrature e movimenti di macchina frenetici e spericolati ma mai confusionari, e il carisma gigantesco dei protagonisti serve a riempire tutti i momenti potenzialmente morti (dove “morto” significa “quando non ci sono macchine che esplodono”). Il risultato è, molto semplicemente, uno dei migliori action di questi ultimi anni, scritto e girato con lo spirito di un vecchio film carsploitation ma con il budget di una megaproduzione hollywoodiana; è pornografia della velocità, del muscolo e della distruzione, senza fronzoli o ambizioni alte. Difficile trovare di meglio, nel cinema mainstream e non solo.
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Mi piace
La regia di Justin Lin, il carisma di Diesel e Johnson, il fascino delle “fanciulle con le palle”, la strepitosa sequenza finale.
Non mi piace
Venti minuti (e un paio di scene) in meno non avrebbero guastato.
Consigliato a chi
Ai fan della saga, naturalmente, in particolare a chi aveva apprezzato il quinto. Ma anche a chi si è sempre disinteressato a Fast & Furious ed è convinto che il franchise sia ancora fossilizzato sugli stilemi del 2001: qui, oramai, siamo su un altro pianeta.
Voto: 4/5
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