Cosa sarà recensione del film di Francesco Bruni con Kim Rossi Stuart
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Festa del Cinema di Roma: Cosa sarà di Francesco Bruni. La recensione

Kim Rossi Stuart è Bruno Salvati, un regista romano che affronta una grave malattia, in un film semi-autobiografico, buffo e commovente, baciato da un cast in stato di grazia e da momenti di assoluta verità

Festa del Cinema di Roma: Cosa sarà di Francesco Bruni. La recensione

Kim Rossi Stuart è Bruno Salvati, un regista romano che affronta una grave malattia, in un film semi-autobiografico, buffo e commovente, baciato da un cast in stato di grazia e da momenti di assoluta verità

Cosa sarà recensione
PANORAMICA
Regia (3.5)
Ineterpretazioni (4.5)
Sceneggiatura (4)
Fotografia (3.5)
Montaggio (3.5)
Colonna sonora (3.5)

Come si fa a non voler bene a Cosa sarà? Un film sulla malattia, sull’incertezza, sulla stasi obbligata, che esce in un periodo storico come questo, ed è contemporaneamente l’eco del nostro vissuto e la vittima designata di un’industria cinematografica devastata dalla pandemia.

Nel marzo del 2017 al regista e sceneggiatore Francesco Bruni (Scialla!, Tutto quello che vuoi) viene diagnosticato un tumore del sangue. Un anno e molte sessioni di chemioterapia dopo, un trapianto di cellule staminali donate dal fratello innesca il processo di guarigione. Bruni elabora e arricchisce la vicenda aggiungendo una manciata di snodi romanzeschi – in particolare una sorella sconosciuta, spuntata dal passato, che salverà la situazione – ma più di tutto si affida alla traboccante umanità di Kim Rossi Stuart per ricostruire la propria via crucis attraverso le sofferenza del suo alter ego Bruno Salvati.

Non si vedono spesso matrimoni artistici così riusciti: l’attore romano, alto e longilineo come Bruni, da sempre autore oltre che interprete dei suoi personaggi (non è un caso sia a sua volta regista e sceneggiatore) colma di vita un uomo allampanato e nevrotico, orgoglioso e fragile, che si aggrappa ai suo familiari e ai suoi ricordi per non soccombere alla malattia. Circondato da donne che compensano le sue ansie con il rigore e una sottile ironia, e da uomini impacciati ma fedeli, Bruno/Bruni attraversa tutte le fasi del suo viaggio accompagnato da apparizioni (reali o figurate) che fanno quasi pensare ai fantasmi dei natali passati, presenti e futuri di Dickens, venuti a reclamare debiti d’amore.

E nelle pieghe del suo vissuto e del suo romanzo, Bruni trova anche il tempo per ironizzare sulla propria ispirazione e sulla crisi del cinema italiano, in due scene memorabili: quella in cui il suo agente lo accusa di insistere con commedie che non fanno ridere e attori che non fanno incassare, e quella (sarebbe curioso sapere se accaduta veramente) della presentazione di un suo film durante il ricovero, nella sala dell’ospedale, con i malati che non fanno domande, non capiscono le sue battute e rischiano letteralmente di lasciarci le penne, mentre lui stesso fatica ad alzarsi dalla sedia a rotelle.

Memoir manipolato, romanzo di una guarigione, catarsi e terapia artistica, Cosa sarà è un film di una dolcezza straordinaria, baciato da un cast di attori in stato di grazia: Barbara Ronchi, Nicola Nocella, Fotinì Peluso, Lorenza Indovina e la moglie di Bruni, Raffaella Lebboroni, quasi sempre presente nei suoi film, e qui nel ruolo della dottoressa che lo segue nel percorso ospedaliero, secondo una sovrapposizione tra arte e vita che, vista la natura autobiografica dell’opera, non può che commuovere.

Dato il momento che stiamo vivendo, affrontare un film del genere può sembrare complicato, e forse lo è, ma nel groviglio di sentimenti conflittuali che stimola, c’è soprattutto una fiducia nelle relazioni umane e una voglia di combattere per il futuro che vale la pena tenersi stretta.

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