Festival di Venezia 2020, Le sorelle Macaluso: la recensione
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Festival di Venezia 2020, Le sorelle Macaluso: la recensione

Festival di Venezia 2020, Le sorelle Macaluso: la recensione

PANORAMICA
Regia (4)
Interpretazioni (4.5)
Sceneggiatura (4.5)
Fotografia (4)
Montaggio (4.5)
Colonna sonora (3.5)

Con Le sorelle Macaluso Emma Dante porta al cinema la sua celebre pièce teatrale che racconta un gruppo di sorelle nell’arco di una vita. Sullo schermo sono in cinque: Pinuccia, la maggiore, sensuale e materna, Maria, innamorata di una ragazza e del sogno di diventare ballerina, Lia la ribelle, sempre arrabbiata e nascosta dietro un libro, e le più piccole Katia e Antonella. Le incontriamo in soli tre momenti: negli anni Novanta, ancora ragazze, nel giorno in cui una tragedia sconvolgerà la loro vita, da adulte e infine da anziane. Attorno a loro, la casa di Palermo dove hanno vissuto da sempre, scenario della loro sorellanza fatta di amore, risentimento, legami indissolubili.

Le sorelle Macaluso, al cinema dal 10 settembre, è un palpitante ritratto di famiglia al femminile, forse fin troppo ricco di simbologie, ma anche di vita. Nel passaggio dal palco allo schermo la sceneggiatura asciuga i personaggi: a teatro le sorelle erano sette, e comparivano i genitori, nel film le protagoniste diventano cinque, e sono sole. Ad aggiungersi invece è la casa: il cambiamento, rispetto alla scena vuota del teatro, è importante, perché nel film sono i piccoli oggetti, i rossetti, i giocattoli, i mobili che ingialliscono, le maniglie che si rompono, i piatti sbeccati a raccontarci l’intimità di ciascuna delle sorelle e come lo scorrere del tempo le trasforma. La casa è sormontata da una colombaia dalla quale vanno e vengono i colombi che le protagoniste affittano per cerimonie e matrimoni. E le sorelle, come i colombi, alla casa e al loro rapporto finiscono sempre per tornare

Quello di Emma Dante è soprattutto un film sul tempo e sulla memoria. Per interpretare le protagoniste in tre diverse generazioni, la regista sceglie coraggiosamente non di invecchiare col trucco le medesime attrici, ma di coinvolgere dodici diverse, bravissime interpreti, tra le quali Donatella Finocchiaro e Serena Barone, protagonista anche della versione teatrale. Dopo l’esordio alla Mostra di Venezia nel 2013 con Via Castellana Bandiera (per il quale Elena Cotta vinse la Coppa Volpi), Dante torna dunque con un cinema non sempre conciliante di corpi e di materia, di emozioni dirompenti, di presenze e suggestioni, com’è anche il suo teatro. Un cinema, a volte, persino crudo e disturbante, come nella sequenza, ripresa in dettaglio, della dissezione di un animale nel laboratorio dove lavora Maria. Spiace che la colonna sonora, cucita su brani celebri di Fabrizio De André, Franco Battiato, Erik Satie e su Meravigliosa creatura di Gianna Nannini, sia tanto ingombrante e a volte soverchi la scena. Ma anche l’imperfezione del film fa parte del suo fascino: Le sorelle Macaluso pulsa di sentimenti veri, di vere fragilità. E la vita stessa è spesso imperfetta.

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