Finch: la strada di Tom Hanks e le cose che facciamo per amore. La recensione
telegram

Finch: la strada di Tom Hanks e le cose che facciamo per amore. La recensione

Il film di Miguel Sapochnik è disponibile su Apple TV+

Finch: la strada di Tom Hanks e le cose che facciamo per amore. La recensione

Il film di Miguel Sapochnik è disponibile su Apple TV+

finch tom hanks
PANORAMICA
Regia (2.5)
Sceneggiatura (2.5)
Interpretazoni (3.5)
Fotografia (3)
Montaggio (2.5)
Colonna sonora (3.5)

In un futuro per nulla lontano, la Terra è stravolta da una catastrofe globale dovuta ad un’eruzione solare. In questo mondo-deserto flagellato da super tempeste e tornadi, in cui la vita all’aperto è resa impossibile dai raggi ultravioletti, si muove Finch, ingegnere prodigio che fa di tutto per garantire la sopravvivenza del suo cane.

Per proteggerlo, Finch costruisce un robot in grado di assolvere alle tre mandatorie funzioni asimoviane – non recar danno a un essere umano, obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani e proteggere la propria esistenza – con l’aggiunta di una quarta che ha la priorità su tutte: prendersi cura del cane in assenza di Finch. Inizia così il loro viaggio attraverso le dune degli Stati Uniti, dove i pericoli non sono rappresentati solo dalle condizioni estreme ma anche dai sopravvissuti che si annidano nell’ombra.

Diretto da Miguel Sapochnik (La Battaglia dei Bastardi de Il Trono di Spade), Finch punta dritto al cuore: un uomo solo e vicino alla fine, una creatura innocente da salvare. La trama di base è la stessa del magnifico The Road, acclamato libro di Cormac McCarthy e quindi film con Viggo Mortensen diretto da John Hillcoat, con l’aggiunta della componente sci-fi. Entrambi i protagonisti vivono la stessa urgenza primordiale: proteggere chi si ama, che sia un figlio o un cane, e riuscire a farlo prima che sopraggiunga la morte.

La sua fretta entra in contrasto con la necessità di cresce e imparare di Jeff (il robot interpretato tramite performance capture da Caleb Landry Jones) e questo genera la maggior parte dei conflitti e insieme della comicità che alleggerisce il peso emotivo di Finch; senza questa componente, patirebbe l’eccessiva aridità della sceneggiatura e la pressoché totale assenza di momenti sorprendenti, bilanciati solo dalla straordinaria capacità di Tom Hanks di reggere tutto sulle sue spalle.

Tutto va esattamente come come previsto, ma se da un lato questo appiattisce la storia, dall’altro assolve alla necessità di raccontare una confortante favola su cosa saremmo in grado di fare per amore durante un’apocalisse. Un bisogno romantico, un’autoassoluzione di quello stesso antropocentrismo che tra le righe viene indicato come la causa della fine del mondo e insieme l’ostacolo alla sua ricostruzione.

L’unica funzione primaria di Finch, quindi, è quella di emozionare, di far piangere, ridere e ridare un minimo di speranza. «Chiunque abbia creato l’umanità, non troverà alcuna umanità qui», viene detto in The Road e a conti fatti è valido anche anche per Finch, dove l’umanità perduta viene affidata ad un robot e all’amore incondizionato di un cane

© RIPRODUZIONE RISERVATA