La neve è un qualcosa che a molti di noi ispira solo cose positive : un bambino sa che quando nevica si può andare a giocare a “pallate” con gli amici e si possono fare pupazzi a non finire; una donna pensa alla neve magari come all’occasione per starsene al calduccio davanti ad un caminetto a sbaciucchiarsi e a gustarsi endovene di cioccolate calde, l’uomo invece potrebbe pensare alla neve come l’occasione per tirare fuori gli sci e farsi una discesa (non che le donne non amino questo, ma i maschietti non pensano subito alla cioccolata calda).
La neve però come tante cose ha il rovescio , l’altra faccia della medaglia : è l’elemento principale quando si parla di valanghe, è quel qualcosa che rende un paesaggio così romantico ma che nasconde di tutto sotto di essa, almeno fino a quando non si scioglie, e ci mostra quello che c’è sotto, che a volte, può non piacerci.
E quello che viene a galla nella famiglia protagonista del film di Ruben Östlund, “Forza Maggiore” (presentato a Cannes 2014 nella sezione “Un certain regard”), non sembra molto confortante.
Il nucleo familiare in questione è quello formato da Tomas (Johannes Kuhnke) ed Ebba (Lisa Loven Kongsli), e dai loro figli Vera ed Harry.
I quattro sono in vacanza per qualche giorno di relax (almeno così doveva essere) sulla neve delle Alpi. Tutto bello, si scia con mamma e papà, che si amano, scherzano, e ci divertiamo tutti.
La mattina del secondo giorno però accade qualcosa, mentre la famigliola è intenta a fare la colazione. Vedono avvicinarsi una valanga, che Tomas ritiene essere una di quelle “controllate”, ed allora tutti tranquilli, via con le foto, i video, così magari la postiamo. Ma più passa il tempo e più si capisce che tanto simpatica la valanga non è, e quando arriva è panico totale. Per fortuna però nel tavolo della famiglia e degli altri ospiti dell’albergo arriva solo una leggerissima imbiancata, perchè la valanga è rimasta ad una quota più bassa. Sorpresa, paura, e rilassamento in pochi secondi. Tutto ok, si può continuare a godersi la vacanza. Ma siamo sicuri?
Si perchè nei brevi attimi di panico è successo qualcosa, la paura ha spinto Ebba e Tomas ad avere comportamenti differenti, che cominciano come i vari impianti di risalita che vediamo durante la pellicola ad avere degli scricchiolii. E’ successo qualcosa durante “l’imbiancata” della valanga, che ha incrinato qualcosa nella coppia, e da buoni ingegneri che siamo, sappiamo che da una piccolissima crepa, la voragine che può aprirsi può essere alquanto pericolosa.
Nessuno fisicamente si è fatto male, ma forse mentalmente, si è rotto qualcosa.
Se avevamo ancora bisogno di un esempio sulla complessità e sulla fragilità dell’esistenza del nucleo familiare, il regista Östlund ce ne da un altro molto ben congeniato.
La Cinematografia Europea negli ultimi anni ci ha mostrato molte debolezze e criticità del nucleo famiglia nei suoi film.
E’ così ne “Il capitale Umano” di Virzì, in cui le famiglie protagoniste hanno vari e differenti problemi al loro interno, è così per la cinematografia greca (guardate “Kynodontas” e “Miss Violence” e poi ne riparliamo).
Ed è così anche in questo caso. Un evento, un semplice evento, una causa di “Forza maggiore” apre tra Tomas e Ebba, una crepa che si insinua nella loro relazione e che indirettamente colpisce anche i due poveri bambini (emblematica una frase del piccolo Harry detta ai genitori).
A differenza della filmografia americana in cui il buonismo alla fine vince su tutti i problemi, qui del nucleo familiare vengono messi più a nudo i problemi, la difficoltà nel restare sempre uniti e correre tutti verso la stessa direzione, viene mostrato il lato “impegnativo” dell’essere famiglia, ed il diverso modo in cui i due partner affrontano tutto questo, con lunghi silenzi e negando a volte la realtà Tomas, con lunghi dialoghi e piccole crisi isteriche Ebba.
Il tutto, e questo merito di Östlund, in quadretti tragicomici veramente indimenticabili (la scena del pianto di Tomas è emblematica da questo punto di vista, ma ce ne sono tante altre).
Non c’è l’idillio dell’amore eterno qui, forse c’è anche un po’ di frustrazione, per quello che dopo matrimonio e figli si perde, o forse c’è rassegnazione e adattamento.
La valanga di inizio film non fa vittime, ma scoperchia quelle certezze che in una giovane coppia sposata dovrebbero essere forti.
Östlund ci mostra tutto questo con un ottima regia fatta di pochi dialoghi, inquadrature fisse, voci fuori campo (spesso vediamo chi ascolta, non chi parla, come se noi spettatori fossimo chiamati in causa direttamente su alcune questioni), e con scene e situazioni tragicomiche che danno un sorriso che più amaro non si può.
Ottima anche la scelta delle musiche, con un motivo in particolare che ritorna ciclicamente durante la pellicola, che preannuncia ben poco di positivo ogni volta.
Bravi gli attori, e molto molto bella nel complesso questa pellicola che la Svezia aveva scelto quest anno come suo rappresentante agli Oscar 2015, non riuscendo però a vedere il film nella cinquina finale, vinta poi da “Ida”.
Per la storia, le immagini, ed in particolare per i suoni questo è un film che va visto al cinema, ed il Biondo, la visione di questa pellicola, ve la consiglia caldamente.
Avere una famiglia è bello, ma per tenerla in piedi bisogna avere le spalle grosse, o alla prima valanga……..sono cazzi.
PROMOSSO
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