Four Lions: la recensione di Adriano Aiello
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Four Lions: la recensione di Adriano Aiello

Four Lions: la recensione di Adriano Aiello

Se la capacità di ridere e far ridere di qualsiasi cosa, senza autocensure o equilibrismi, è ancora un buon indice della salute culturale di una nazione, in Inghilterra non se la passano affatto male. Four Lions di Christopher Morris (volto e penna nota della televisione britannica) dimostra infatti che è possibile scrivere e dirigere una irresistibile commedia sul tema del fondamentalismo islamico, facendo tabula rasa di qualsiasi perbenismo e della nozione stessa di politicamente corretto.
Al centro delle vicende quattro improbabili combattenti, decisi a dare al mondo un segnale forte sulla questione musulmana. Ma se il leader Omar e il suo fedele Way desiderano diventare dei veri jihadisti, seguendo passo passo il buon manuale del terrorista, è il bianco Barry, convertito all’Islam, la mente strategica del gruppo, in piena opposizione con Omar. Tra le deliranti strategie di Barry (che sembra il John Goodman de Il grande Lebowski) quella di far esplodere una moschea per dare un segnale anche all’interno del mondo musulmano o quella di radere al suolo una farmacia che vende preservativi che invogliano ad andare con le donne bianche.
Il film scorre contemporaneamente su due binari. Da una parte vive di una serie continua di gag esilaranti e dal grande ritmo comico, di tono grottesco; dall’altra, man mano che la storia si sviluppa, Morris passa al racconto di una stupidità generalizzata, inglobando il mondo esterno ai protagonisti nel circolo della follia. In questo passaggio il riso fragoroso è sostituito dal ghigno più contenuto. Ma ne guadagna decisamente il respiro della storia, in un finale scoppiettante che conferma anche le ottime doti di Morris in materia di puro intrattenimento.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace 
L’irrefrenabile irriverenza con cui viene un tema delicato come il terrorismo islamico

Non mi piace
Una certa indecisione tra l’esigenza parodistica e l’uso di una comicità un po’ amara sul desolante panorama culturale circostante

Consigliato a chi
A chi ama la commedia corrosiva e non ha remore o sensi di colpa nel ridere anche sugli argomenti più delicati

Voto
4/5


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